francesco polazzi - Il sè e l’ego






Laurea magistrale in Cinema e Arti Visive; curatore, scrittore e ricercatore esperto.
Tutela degli acquirenti Catawiki
Il tuo pagamento è al sicuro con noi finché non ricevi il tuo oggetto.Mostra dettagli
Trustpilot 4.4 | 122529 recensioni
Valutato Eccellente su Trustpilot.
Francesco Polazzi presenta Il sè e l’ego, pittura acrilica su tela originale, firmata a mano, realizzata nel 2025 in Italia, 80 x 120 cm, in eccellenti condizioni, raffigurante fauna selvatica in stile contemporaneo, venduta direttamente dall’artista.
Descrizione del venditore
Francesco Polazzi – che ha studiato sia Filosofia a Bologna sia Belle Arti a Birmingham, fondendo pop, street art e astrazione postmoderna in un linguaggio pittorico unico – avrebbe probabilmente concepito un’immagine del genere come una potente metafora del viaggio interiore.
In questo olio su tela, il gufo, appollaiato sopra un serpente arrotolato, cattura il nostro sguardo. Il serpente, rappresentato come il serpente eterno della trasformazione ciclica e del ritmo della vita, si avvolge sotto il gufo in una spirale che suggerisce evoluzione, danza d’ombra e rinascita. Il gufo stesso incarna la saggezza, un comandante delicato e allo stesso tempo sovrano dello svolgersi della vita.
Una pennellata energica insuffla movimento nella quiete: rossi decisi e verdi profondi si torcono e si intrecciano come energia vivente, mentre tocchi di pastello a olio conferiscono una vibrante luminosità — segno di moto anche nel riposo. A tratti le forme quasi si dissolvono nell’astrazione; le linee diventano piume, scaglie, pattern, ritmo. Un balletto dinamico di pittura e simbolo.
Filosoficamente, la tela mette in scena un dialogo: il gufo rispetta il serpente — così come il Sé deve riconoscere la volontà primordiale dell’ego — ma ora è pronto a guidare con saggezza. È un’allegoria visiva: la saggezza incardina la trasformazione, senza però soffocarla. Il gufo è libero di viaggiare negli anfratti ombrosi, non per dominarli, ma per illuminarli.
Visivamente, la composizione pulsa tra quiete simbolica e ritmo dinamico — l’ansa del serpente ancora lo sguardo, mentre quello del gufo lo solleva verso una luminosità suggerita da sottili aureole dorate. C’è un equilibrio intuitivo: contenimento e libertà, gravità ed elevazione, ego e Sé.
In sostanza, questo è un dipinto in cui saggezza e amore, leggerezza e comprensione, convergono. Il gufo — comandante sereno — trascende l’occhio dello spettatore, invitandoci in una narrazione trasformativa: diventare saggi, amorevoli e luminosi, danzando con le nostre ombre in piena consapevolezza.
Francesco Polazzi – che ha studiato sia Filosofia a Bologna sia Belle Arti a Birmingham, fondendo pop, street art e astrazione postmoderna in un linguaggio pittorico unico – avrebbe probabilmente concepito un’immagine del genere come una potente metafora del viaggio interiore.
In questo olio su tela, il gufo, appollaiato sopra un serpente arrotolato, cattura il nostro sguardo. Il serpente, rappresentato come il serpente eterno della trasformazione ciclica e del ritmo della vita, si avvolge sotto il gufo in una spirale che suggerisce evoluzione, danza d’ombra e rinascita. Il gufo stesso incarna la saggezza, un comandante delicato e allo stesso tempo sovrano dello svolgersi della vita.
Una pennellata energica insuffla movimento nella quiete: rossi decisi e verdi profondi si torcono e si intrecciano come energia vivente, mentre tocchi di pastello a olio conferiscono una vibrante luminosità — segno di moto anche nel riposo. A tratti le forme quasi si dissolvono nell’astrazione; le linee diventano piume, scaglie, pattern, ritmo. Un balletto dinamico di pittura e simbolo.
Filosoficamente, la tela mette in scena un dialogo: il gufo rispetta il serpente — così come il Sé deve riconoscere la volontà primordiale dell’ego — ma ora è pronto a guidare con saggezza. È un’allegoria visiva: la saggezza incardina la trasformazione, senza però soffocarla. Il gufo è libero di viaggiare negli anfratti ombrosi, non per dominarli, ma per illuminarli.
Visivamente, la composizione pulsa tra quiete simbolica e ritmo dinamico — l’ansa del serpente ancora lo sguardo, mentre quello del gufo lo solleva verso una luminosità suggerita da sottili aureole dorate. C’è un equilibrio intuitivo: contenimento e libertà, gravità ed elevazione, ego e Sé.
In sostanza, questo è un dipinto in cui saggezza e amore, leggerezza e comprensione, convergono. Il gufo — comandante sereno — trascende l’occhio dello spettatore, invitandoci in una narrazione trasformativa: diventare saggi, amorevoli e luminosi, danzando con le nostre ombre in piena consapevolezza.
