La pittura inversa su vetro (o “sottovetro”) è una tecnica raffinata e complessa, molto diffusa nel Seicento in Italia e in Europa. A differenza della pittura tradizionale, qui l’artista lavora sul retro del vetro, dipingendo al contrario rispetto alla normale sequenza pittorica. Nel Seicento, questa tecnica veniva impiegata per oggetti devozionali, decorazioni sacre, e ritratti di santi, spesso destinati a cappelle private o altari domestici. I colori erano a base di pigmenti naturali mescolati con oli o vernici, e talvolta venivano fissati con calore o protetti da una seconda lastra di vetro. È un’opera forse proveniente da Altare,piccolo borgo ligure vicino a Savona, noto per la sua antica tradizione vetraia, attiva sin dal Medioevo. Nel Seicento, le botteghe altarese producevano vetri soffiati, incisi e dipinti, spesso destinati a oggetti religiosi e decorativi. La qualità del vetro e la finezza della pittura, il soggetto sacro, tipico della produzione altarese e la tecnica inversa suggeriscono questa provenienza.