Baldus de Ubaldis - [Incunable] Decretalium - 1489
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Incunabolo latino [Incunabile] Decretalium di Baldus de Ubaldi, Milano, 1489, 1ª edizione in questo formato, legatura in pelle, illustrazioni colorate a mano, 360 pagine, formato imperiale (folio).
Descrizione del venditore
BALDO DEGLI UBALDI DIXIT - LA PAROLA DEL GIURISTA DEL "NOME DELLA ROSA"
Baldo degli Ubaldi è il giurista evocato da Umberto Eco, nel Nome della rosa, come autorità suprema nelle dispute canonistiche che animano l’abbazia: l’opera che il romanzo presuppone è esattamente questa tradizione, ricostruita qui nella sua forma più antica e materiale.
Molte iniziali rubricate in rosso e blu e decorate con oro a freddo.
Questo rarissimo incunabolo milanese del 1489, del monumentale commento di Baldo degli Ubaldi alle Decretali, non è soltanto una testimonianza della grande stagione dell’editoria lombarda: è un oggetto simbolico nel senso pieno e antico del termine.
Il risultato è un corpo librario che unisce in modo fisico e concettuale la razionalità normativa del tardo Medioevo e che, come avrebbe detto Eco, “parla a più livelli”.
Bellissima legatura coeva in pelle di scrofa incisa a freddo.
MARKET VALUE
Le copie superstiti di questa edizione sono eccezionalmente rare: l’ISTC ne censisce soltanto dieci in biblioteche pubbliche. Gli esemplari completi in legatura coeva si collocano oggi nella fascia di circa 15.000–18.000 dollari, con valutazioni crescenti per la presenza di frammenti manoscritti anteriori. Il riuso di pergamene liturgiche del XII secolo con notazione a neumi costituisce un elemento di unicità che accresce sensibilmente l’interesse dei collezionisti di incunaboli giuridici e di materiali musicali medievali.
PHYSICAL DESCRIPTION AND CONDITION
Imponente legatura in folio imperiale (ca. 42 × 30 cm). Molte iniziali rubricate in rosso e blu e decorate con oro a freddo.
Legato in pelle di scrofa su assi lignei, con impressioni a secco raffiguranti un giglio inscritto in una cornice a losanghe, il monogramma Maria e l’Agnus Dei ripetuto a registro. All’interno sono visibili strisce di pergamena del XII secolo con notazione musicale a neumi, impiegate come rinforzo delle cerniere. Stato di conservazione molto buono, con fisiologica usura e segni di tarli alla legatura; tracce di tarlo alle prime e ultime carte, bruniture e gore marginali. Carte (1); 178; (1). Ex libris antico al frontespizio e grande ex libris di area olandese al contropiatto anteriore.
FULL TITLE AND AUTHOR
Super I et II Decretalium
Milano, Uldericus Scinzenzeler, 1489
Baldus de Ubaldis
CONTEXT AND SIGNIFICANCE
Il Super I et II Decretalium è uno dei cardini del diritto comune europeo e uno dei più autorevoli commenti alle Decretali di Gregorio IX. Redatto tra il 1360 e il 1380, divenne un riferimento imprescindibile nell’insegnamento universitario e nella prassi giudiziaria ecclesiastica. L’edizione del 1489 di Scinzenzeler testimonia la centralità della Milano sforzesca come polo di stampa giuridica, con particolare attenzione alla chiarezza tipografica, alla robustezza delle legature e alla diffusione del corpus normativo canonico. La presenza, in questo esemplare, di pergamene liturgiche medievali reimpiegate come rinforzo non è un semplice dettaglio tecnico: è un ponte tra la normativa della Chiesa e la sua tradizione musicale, tra la disciplina della legge e la dimensione sacrale del canto. In questo senso il volume incarna quella stratificazione simbolica che Umberto Eco ha messo in scena nel Nome della rosa: il giurista Baldo degli Ubaldi è lì evocato come autorità massima nei dibattiti su povertà, eretici e interpretazioni del Liber Extra, e ciò che qui appare come un oggetto fisico complesso è precisamente il tipo di libro che Eco immagina presente nello scriptorium dell’abbazia.
BIOGRAPHY OF THE AUTHOR
Baldo degli Ubaldi (1327–1400), uno dei più eminenti giuristi medievali, fu allievo di Bartolo da Sassoferrato e ne proseguì l’impostazione dogmatica, contribuendo a definire i fondamenti della tradizione del diritto comune. Insegnò a Perugia, Firenze, Padova e Pavia, e i suoi commenti, consilia e trattati ebbero una diffusione europea. La sua autorità era tale da farlo diventare, nei secoli successivi, simbolo stesso della scienza giuridica medievale: non a caso Umberto Eco lo cita come riferimento canonistico nel Nome della rosa, in cui la sua dottrina è richiamata nelle discussioni interne all’abbazia tra monaci giuristi e teologi.
PRINTING HISTORY AND CIRCULATION
L’edizione di Scinzenzeler del 1489 appartiene alla fase più fertile della tipografia milanese, caratterizzata dalla produzione di testi giuridici, teologici e filosofici destinati alle università e agli ambienti ecclesiastici dell’Italia settentrionale. La stampa del commento di Baldo, articolata in due volumi, fa uso di un carattere nitido, ampie iniziali xilografiche e una struttura della pagina di grande leggibilità. La sopravvivenza di sole dieci copie nelle biblioteche pubbliche suggerisce una tiratura ridotta, verosimilmente destinata a collegi religiosi, tribunali e maestri del diritto.
BIBLIOGRAPHY AND REFERENCES
ISTC ib00146000
Hain 2517
Goff B-14
BSB-Ink B-24
Proctor 5864
GW 3836
Beccaria, Tipografi milanesi del Quattrocento, pp. 112–115
Schäfer, Beiträge zur Inkunabelkunde, II, 1929
Il venditore si racconta
BALDO DEGLI UBALDI DIXIT - LA PAROLA DEL GIURISTA DEL "NOME DELLA ROSA"
Baldo degli Ubaldi è il giurista evocato da Umberto Eco, nel Nome della rosa, come autorità suprema nelle dispute canonistiche che animano l’abbazia: l’opera che il romanzo presuppone è esattamente questa tradizione, ricostruita qui nella sua forma più antica e materiale.
Molte iniziali rubricate in rosso e blu e decorate con oro a freddo.
Questo rarissimo incunabolo milanese del 1489, del monumentale commento di Baldo degli Ubaldi alle Decretali, non è soltanto una testimonianza della grande stagione dell’editoria lombarda: è un oggetto simbolico nel senso pieno e antico del termine.
Il risultato è un corpo librario che unisce in modo fisico e concettuale la razionalità normativa del tardo Medioevo e che, come avrebbe detto Eco, “parla a più livelli”.
Bellissima legatura coeva in pelle di scrofa incisa a freddo.
MARKET VALUE
Le copie superstiti di questa edizione sono eccezionalmente rare: l’ISTC ne censisce soltanto dieci in biblioteche pubbliche. Gli esemplari completi in legatura coeva si collocano oggi nella fascia di circa 15.000–18.000 dollari, con valutazioni crescenti per la presenza di frammenti manoscritti anteriori. Il riuso di pergamene liturgiche del XII secolo con notazione a neumi costituisce un elemento di unicità che accresce sensibilmente l’interesse dei collezionisti di incunaboli giuridici e di materiali musicali medievali.
PHYSICAL DESCRIPTION AND CONDITION
Imponente legatura in folio imperiale (ca. 42 × 30 cm). Molte iniziali rubricate in rosso e blu e decorate con oro a freddo.
Legato in pelle di scrofa su assi lignei, con impressioni a secco raffiguranti un giglio inscritto in una cornice a losanghe, il monogramma Maria e l’Agnus Dei ripetuto a registro. All’interno sono visibili strisce di pergamena del XII secolo con notazione musicale a neumi, impiegate come rinforzo delle cerniere. Stato di conservazione molto buono, con fisiologica usura e segni di tarli alla legatura; tracce di tarlo alle prime e ultime carte, bruniture e gore marginali. Carte (1); 178; (1). Ex libris antico al frontespizio e grande ex libris di area olandese al contropiatto anteriore.
FULL TITLE AND AUTHOR
Super I et II Decretalium
Milano, Uldericus Scinzenzeler, 1489
Baldus de Ubaldis
CONTEXT AND SIGNIFICANCE
Il Super I et II Decretalium è uno dei cardini del diritto comune europeo e uno dei più autorevoli commenti alle Decretali di Gregorio IX. Redatto tra il 1360 e il 1380, divenne un riferimento imprescindibile nell’insegnamento universitario e nella prassi giudiziaria ecclesiastica. L’edizione del 1489 di Scinzenzeler testimonia la centralità della Milano sforzesca come polo di stampa giuridica, con particolare attenzione alla chiarezza tipografica, alla robustezza delle legature e alla diffusione del corpus normativo canonico. La presenza, in questo esemplare, di pergamene liturgiche medievali reimpiegate come rinforzo non è un semplice dettaglio tecnico: è un ponte tra la normativa della Chiesa e la sua tradizione musicale, tra la disciplina della legge e la dimensione sacrale del canto. In questo senso il volume incarna quella stratificazione simbolica che Umberto Eco ha messo in scena nel Nome della rosa: il giurista Baldo degli Ubaldi è lì evocato come autorità massima nei dibattiti su povertà, eretici e interpretazioni del Liber Extra, e ciò che qui appare come un oggetto fisico complesso è precisamente il tipo di libro che Eco immagina presente nello scriptorium dell’abbazia.
BIOGRAPHY OF THE AUTHOR
Baldo degli Ubaldi (1327–1400), uno dei più eminenti giuristi medievali, fu allievo di Bartolo da Sassoferrato e ne proseguì l’impostazione dogmatica, contribuendo a definire i fondamenti della tradizione del diritto comune. Insegnò a Perugia, Firenze, Padova e Pavia, e i suoi commenti, consilia e trattati ebbero una diffusione europea. La sua autorità era tale da farlo diventare, nei secoli successivi, simbolo stesso della scienza giuridica medievale: non a caso Umberto Eco lo cita come riferimento canonistico nel Nome della rosa, in cui la sua dottrina è richiamata nelle discussioni interne all’abbazia tra monaci giuristi e teologi.
PRINTING HISTORY AND CIRCULATION
L’edizione di Scinzenzeler del 1489 appartiene alla fase più fertile della tipografia milanese, caratterizzata dalla produzione di testi giuridici, teologici e filosofici destinati alle università e agli ambienti ecclesiastici dell’Italia settentrionale. La stampa del commento di Baldo, articolata in due volumi, fa uso di un carattere nitido, ampie iniziali xilografiche e una struttura della pagina di grande leggibilità. La sopravvivenza di sole dieci copie nelle biblioteche pubbliche suggerisce una tiratura ridotta, verosimilmente destinata a collegi religiosi, tribunali e maestri del diritto.
BIBLIOGRAPHY AND REFERENCES
ISTC ib00146000
Hain 2517
Goff B-14
BSB-Ink B-24
Proctor 5864
GW 3836
Beccaria, Tipografi milanesi del Quattrocento, pp. 112–115
Schäfer, Beiträge zur Inkunabelkunde, II, 1929
