Michele Gordigiani (1835-1909) - Giovane fanciulla pompeiana






Master in early Renaissance Italian painting with internship at Sotheby’s and 15 years' experience.
| €7,300 | ||
|---|---|---|
| €6,800 | ||
| €6,300 | ||
Catawiki Buyer Protection
Your payment’s safe with us until you receive your object.View details
Trustpilot 4.4 | 122713 reviews
Rated Excellent on Trustpilot.
Michele Gordigiani’s 1886 oil portrait Giovane fanciulla pompeiana, 82 by 86 cm, Italy, in a richly carved gilt frame, showcases refined Neopompeian mood and a signed dated work.
Description from the seller
Michele Gordigiani (Firenze 1835-1909), Giovane fanciulla pompeiana, 1886, olio su tela, 82x86 cm, firmato il basso a destra “M. Gordigiani/1886”.
Misure con cornice: 122x126 cm.
Il dipinto raffigura un ritratto di una giovane donna in abiti antichi. La tunica romana che copre la fanciulla e il nastro che le raccoglie la chioma, così tanto utilizzato in questo genere di dipinti storici, sono elementi distintivi della pittura neopompeiana che fu molto popolare nella seconda metà dell’Ottocento.
La fanciulla regge un elegante scrigno di bronzo, mostrato con soddisfazione, quasi stesse a contenere qualcosa di molto speciale.
Gordigiani, abilissimo e apprezzatissimo ritrattista, restituisce una figura femminile dai tratti delicati e dalla grazia senza tempo.
Il dipinto è impreziosito dalla raffinata cornice in legno dorato riccamente decorata.
BIOGRAFIA
Nacque a Firenze il 29 maggio 1835 dal musicista Luigi e da Anna Giuliani, figlia del celebre chitarrista e compositore Mauro. Giovanissimo apprese i primi rudimenti della scultura nello studio di L. Bartolini, che abitava nel medesimo stabile in borgo Tinti. Attorno al 1845 divenne allievo di L. Mussini, nella scuola che il pittore aveva fondato a Firenze con l'amico A. Sturler, e dove ebbe come compagno di studi S. Lega. In seguito alla partecipazione di Mussini ai moti del Quarantotto, la scuola passò per breve tempo a Gordigiani Duprè, che accolse il giovane nel suo studio fino a quando "un bel giorno buttò in terra stecchi e lavoro, e non ne volle saper più nulla" (Duprè). Risoluto a dedicarsi completamente alla pittura, Gordigiani si iscrisse all'Accademia di Belle Arti, frequentando i corsi di G. Bezzuoli. In questi anni di formazione si esercitò molto copiando i grandi maestri del passato e cominciò a sviluppare eccellenti doti di ritrattista.
Al 1855 si data il suo ingresso al caffè Michelangelo, dove strinse legami di amicizia con il gruppo dei macchiaioli, condividendone in parte le ricerche.
Ben presto, però, la sua propensione per il ritratto divenne quasi esclusiva, e per le affinate capacità in questo genere di pittura ottenne rapidamente un vasto consenso. Al 1856 risalgono l'Autoritratto degli Uffizi - dove si dipinge con aria sottilmente sfrontata e il sigaro in bocca - e il ritratto di Ludovico Raymond (Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna); mentre sono del 1858 i due celebri ritratti del poeta inglese Robert Browning, allora di stanza a Firenze, e della moglie Elizabeth Barrett (Londra, National Portrait Gallery).
Nel 1860 si recò a Parigi, nei cui ambienti artistici e mondani venne introdotto da Virginia Oldoini contessa di Castiglione, sua intima amica e da lui più volte ritratta nel corso degli anni. Appena tornato eseguì il ritratto del conte Camillo Benso di Cavour e nel 1861 - pur avendo visto il modello solo di sfuggita a una festa - quello del re Vittorio Emanuele II (Torino, Museo nazionale del Risorgimento), per conto del cugino Eugenio Emanuele di Savoia principe di Carignano.
Entrambe le tele vennero presentate, suscitando unanimi apprezzamenti, alla prima Esposizione italiana allestita a Firenze nel 1861; in quest'occasione Gordigiani rifiutò il premio assegnatogli, condividendo le proteste degli amici macchiaioli nei confronti della giuria, ritenuta incompetente.
Il gradimento ottenuto dal quadro di Vittorio Emanuele, invece, fece sì che il Gordigiani divenisse il ritrattista ufficiale di casa Savoia, i cui membri posarono più volte - soprattutto negli anni di Firenze capitale - di fronte al pittore.
In seguito altre corti si avvalsero del suo talento, a partire da quella portoghese (molti ritratti dei Savoia si conservano al Palacio nacional de Ajuda di Lisbona, ordinati dalla regina Maria Pia, figlia di Vittorio Emanuele) fino a quella inglese, presso cui si recò per dipingere l'effigie della regina Vittoria. Per trent'anni giunsero al pittore commissioni sempre più frequenti e prestigiose da parte della nobiltà e della ricca borghesia, anche se egli non mancò mai di fissare sulla tela il volto dei familiari e degli amici più cari come gli artisti G. Duprè, L. Mussini, T. Conti e i letterati R. Fucini, E. De Amicis, A. Maffei. La notevole capacità di restituire fedelmente le sembianze - avvalendosi in misura sempre maggiore di modelli fotografici - e l'adesione allo stile aristocratico dei migliori interpreti del genere attivi in Francia e in Inghilterra (C. Duran e J.S. Sargent su tutti) sono le principali cause del successo dei ritratti del Gordigiani, non solo presso l'altolocata committenza, ma anche fra il pubblico, che aveva occasione di ammirarli nelle grandi mostre italiane e internazionali.
Fra i numerosi viaggi compiuti dal G., più frequentemente con destinazione Londra o Parigi, va ricordato quello del 1893-94 a New York, città nella quale si stabilì il figlio Eduardo e dove il G. ebbe modo di eseguire, nell'arco di qualche mese, numerosi ritratti.
Tornato in Italia continuò a produrre con il ritmo consueto fin quasi alla morte, sopraggiunta il 7 ott. 1909 a Firenze. Nell'aprile dell'anno successivo buona parte dei dipinti e bozzetti presenti nello studio di piazzale Donatello, insieme con numerosi mobili e con la propria collezione d'arte, venne messa all'asta come da disposizioni testamentarie.
Oltre che nei ritratti Gordigiani si cimentò, sebbene più raramente, in altri tipi di composizione, dal paesaggio alla pittura di storia fino a quella di genere, frequentata con soggetti facili e di sicura presa sul pubblico. Prendendo a modello i familiari, si dilettò talvolta nel ritratto in costume. Costantemente fedele alla propria maniera il G. rimase pressoché insensibile di fronte alle novità, accentuando - con il progredire dell'età e della fama - la salda impostazione accademica. La fama acquisita in vita presto si volse in oblio profondo o in aspre critiche nei confronti del suo lavoro; soltanto nel 1943, in piena guerra e con mezzi quasi di fortuna, si allestì a Firenze una mostra retrospettiva per volere della figlia Giulietta, forse sull'onda del tardivo successo di Eduardo.
Oltre che nei musei citati e in numerose raccolte private italiane e straniere, opere del Gordigiani si trovano nel Museo nazionale di Capodimonte a Napoli, nella Pinacoteca nazionale di Bologna, nella Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma, nella Galleria nazionale d'arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze, dove sono custodite circa trenta tele dell'artista.
Michele Gordigiani (Firenze 1835-1909), Giovane fanciulla pompeiana, 1886, olio su tela, 82x86 cm, firmato il basso a destra “M. Gordigiani/1886”.
Misure con cornice: 122x126 cm.
Il dipinto raffigura un ritratto di una giovane donna in abiti antichi. La tunica romana che copre la fanciulla e il nastro che le raccoglie la chioma, così tanto utilizzato in questo genere di dipinti storici, sono elementi distintivi della pittura neopompeiana che fu molto popolare nella seconda metà dell’Ottocento.
La fanciulla regge un elegante scrigno di bronzo, mostrato con soddisfazione, quasi stesse a contenere qualcosa di molto speciale.
Gordigiani, abilissimo e apprezzatissimo ritrattista, restituisce una figura femminile dai tratti delicati e dalla grazia senza tempo.
Il dipinto è impreziosito dalla raffinata cornice in legno dorato riccamente decorata.
BIOGRAFIA
Nacque a Firenze il 29 maggio 1835 dal musicista Luigi e da Anna Giuliani, figlia del celebre chitarrista e compositore Mauro. Giovanissimo apprese i primi rudimenti della scultura nello studio di L. Bartolini, che abitava nel medesimo stabile in borgo Tinti. Attorno al 1845 divenne allievo di L. Mussini, nella scuola che il pittore aveva fondato a Firenze con l'amico A. Sturler, e dove ebbe come compagno di studi S. Lega. In seguito alla partecipazione di Mussini ai moti del Quarantotto, la scuola passò per breve tempo a Gordigiani Duprè, che accolse il giovane nel suo studio fino a quando "un bel giorno buttò in terra stecchi e lavoro, e non ne volle saper più nulla" (Duprè). Risoluto a dedicarsi completamente alla pittura, Gordigiani si iscrisse all'Accademia di Belle Arti, frequentando i corsi di G. Bezzuoli. In questi anni di formazione si esercitò molto copiando i grandi maestri del passato e cominciò a sviluppare eccellenti doti di ritrattista.
Al 1855 si data il suo ingresso al caffè Michelangelo, dove strinse legami di amicizia con il gruppo dei macchiaioli, condividendone in parte le ricerche.
Ben presto, però, la sua propensione per il ritratto divenne quasi esclusiva, e per le affinate capacità in questo genere di pittura ottenne rapidamente un vasto consenso. Al 1856 risalgono l'Autoritratto degli Uffizi - dove si dipinge con aria sottilmente sfrontata e il sigaro in bocca - e il ritratto di Ludovico Raymond (Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna); mentre sono del 1858 i due celebri ritratti del poeta inglese Robert Browning, allora di stanza a Firenze, e della moglie Elizabeth Barrett (Londra, National Portrait Gallery).
Nel 1860 si recò a Parigi, nei cui ambienti artistici e mondani venne introdotto da Virginia Oldoini contessa di Castiglione, sua intima amica e da lui più volte ritratta nel corso degli anni. Appena tornato eseguì il ritratto del conte Camillo Benso di Cavour e nel 1861 - pur avendo visto il modello solo di sfuggita a una festa - quello del re Vittorio Emanuele II (Torino, Museo nazionale del Risorgimento), per conto del cugino Eugenio Emanuele di Savoia principe di Carignano.
Entrambe le tele vennero presentate, suscitando unanimi apprezzamenti, alla prima Esposizione italiana allestita a Firenze nel 1861; in quest'occasione Gordigiani rifiutò il premio assegnatogli, condividendo le proteste degli amici macchiaioli nei confronti della giuria, ritenuta incompetente.
Il gradimento ottenuto dal quadro di Vittorio Emanuele, invece, fece sì che il Gordigiani divenisse il ritrattista ufficiale di casa Savoia, i cui membri posarono più volte - soprattutto negli anni di Firenze capitale - di fronte al pittore.
In seguito altre corti si avvalsero del suo talento, a partire da quella portoghese (molti ritratti dei Savoia si conservano al Palacio nacional de Ajuda di Lisbona, ordinati dalla regina Maria Pia, figlia di Vittorio Emanuele) fino a quella inglese, presso cui si recò per dipingere l'effigie della regina Vittoria. Per trent'anni giunsero al pittore commissioni sempre più frequenti e prestigiose da parte della nobiltà e della ricca borghesia, anche se egli non mancò mai di fissare sulla tela il volto dei familiari e degli amici più cari come gli artisti G. Duprè, L. Mussini, T. Conti e i letterati R. Fucini, E. De Amicis, A. Maffei. La notevole capacità di restituire fedelmente le sembianze - avvalendosi in misura sempre maggiore di modelli fotografici - e l'adesione allo stile aristocratico dei migliori interpreti del genere attivi in Francia e in Inghilterra (C. Duran e J.S. Sargent su tutti) sono le principali cause del successo dei ritratti del Gordigiani, non solo presso l'altolocata committenza, ma anche fra il pubblico, che aveva occasione di ammirarli nelle grandi mostre italiane e internazionali.
Fra i numerosi viaggi compiuti dal G., più frequentemente con destinazione Londra o Parigi, va ricordato quello del 1893-94 a New York, città nella quale si stabilì il figlio Eduardo e dove il G. ebbe modo di eseguire, nell'arco di qualche mese, numerosi ritratti.
Tornato in Italia continuò a produrre con il ritmo consueto fin quasi alla morte, sopraggiunta il 7 ott. 1909 a Firenze. Nell'aprile dell'anno successivo buona parte dei dipinti e bozzetti presenti nello studio di piazzale Donatello, insieme con numerosi mobili e con la propria collezione d'arte, venne messa all'asta come da disposizioni testamentarie.
Oltre che nei ritratti Gordigiani si cimentò, sebbene più raramente, in altri tipi di composizione, dal paesaggio alla pittura di storia fino a quella di genere, frequentata con soggetti facili e di sicura presa sul pubblico. Prendendo a modello i familiari, si dilettò talvolta nel ritratto in costume. Costantemente fedele alla propria maniera il G. rimase pressoché insensibile di fronte alle novità, accentuando - con il progredire dell'età e della fama - la salda impostazione accademica. La fama acquisita in vita presto si volse in oblio profondo o in aspre critiche nei confronti del suo lavoro; soltanto nel 1943, in piena guerra e con mezzi quasi di fortuna, si allestì a Firenze una mostra retrospettiva per volere della figlia Giulietta, forse sull'onda del tardivo successo di Eduardo.
Oltre che nei musei citati e in numerose raccolte private italiane e straniere, opere del Gordigiani si trovano nel Museo nazionale di Capodimonte a Napoli, nella Pinacoteca nazionale di Bologna, nella Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma, nella Galleria nazionale d'arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze, dove sono custodite circa trenta tele dell'artista.
