Gio Ponti - Gio Ponti Le maioliche - 2000

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Gio Ponti Le maioliche è una edizione illustrata con copertina rigida, 248 pagine, pubblicata da Biblioteca di via Senato Edizioni nel 2000, con illustrazioni in bianco e nero e colori, in ottime condizioni.

Riepilogo creato con l’aiuto dell’IA

Descrizione del venditore

Gio Ponti. Le maioliche. A cura di Loris Manna. Biblioteca del Senato Edizioni, 2000. Copertina rigida, sovraccoperta, pagine 248. Astuccio editoriale. Illustrazioni in bianco e nero e colori. In ottimo stato. Senza riserva - guarda le altre nostre aste!


Giovanni Ponti, detto Gio[1] (Milano, 18 novembre 1891 – Milano, 16 settembre 1979), è stato un architetto e designer italiano fra i più importanti del dopoguerra[1].

Biografia
«Gli italiani sono nati per costruire. Costruire è carattere della loro razza, forma della loro mente, vocazione ed impegno del loro destino, espressione della loro esistenza, segno supremo ed immortale della loro storia.»
(Gio Ponti, Vocazione architettonica degli italiani, 1940)

Figlio di Enrico Ponti e di Giovanna Rigone, Gio Ponti si laureò in architettura presso l'allora Regio Istituto Tecnico Superiore (il futuro Politecnico di Milano) nel 1921, dopo aver sospeso gli studi durante la sua partecipazione alla prima guerra mondiale. Nello stesso anno si sposò con la nobile Giulia Vimercati, di antica famiglia brianzola, da cui ebbe quattro figli (Lisa, Giovanna, Letizia e Giulio)[2].

Anni venti e trenta

Casa Marmont a Milano, 1934

Il palazzo Montecatini a Milano, 1938
Inizialmente, nel 1921, aprì uno studio assieme gli architetti Mino Fiocchi ed Emilio Lancia (1926-1933), per poi passare alla collaborazione con gli ingegneri Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini (1933-1945). Nel 1923 partecipò alla I Biennale delle arti decorative tenutasi all'ISIA di Monza e successivamente fu coinvolto nella organizzazione delle varie Triennali, sia a Monza che a Milano.

Negli anni venti avviò la sua attività di designer all'industria ceramica Richard-Ginori, rielaborando complessivamente la strategia di disegno industriale della società; con le sue ceramiche vinse il "Grand Prix" all'Esposizione internazionale di arti decorative e industriali moderne di Parigi del 1925[3]. In quegli anni, la sua produzione fu improntata più ai temi classici reinterpretati in chiave déco, mostrandosi più vicino al movimento Novecento, esponente del razionalismo[4]. Sempre negli stessi anni iniziò anche la sua attività editoriale: nel 1928 fondò la rivista Domus, testata che diresse fino alla sua morte, eccetto che nel periodo 1941-1948 in cui fu direttore di Stile[4]. Assieme a Casabella, Domus rappresenterà il centro del dibattito culturale dell'architettura e del design italiani della seconda metà del Novecento[5].


Servizio da caffè "Barbara" disegnato da Ponti per Richard Ginori nel 1930
L'attività di Ponti negli anni trenta si estese all'organizzazione della V Triennale di Milano (1933) e alla realizzazione di scene e costumi per il Teatro alla Scala[6]. Partecipò all'Associazione del Disegno Industriale (ADI) e fu tra i sostenitori del premio Compasso d'oro, promosso dai magazzini La Rinascente[7]. Ricevette tra l'altro numerosi premi sia nazionali che internazionali, diventando infine professore di ruolo alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano nel 1936, cattedra che manterrà sino al 1961[senza fonte]. Nel 1934 l'Accademia d'Italia gli conferì il "premio Mussolini" per le arti[8].

Nel 1937 incaricò Giuseppe Cesetti di eseguire un pavimento in ceramica di vaste dimensioni, esposto alla Mostra Universale di Parigi, in una sala dove erano anche opere di Gino Severini e Massimo Campigli.

Anni quaranta e cinquanta
Nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, Ponti fonda la rivista di architettura e design del regime fascista STILE. Nella rivista di chiaro supporto all'asse Roma-Berlino, Ponti non manca di scrivere nei suoi editoriali commenti come "Nel dopoguerra spettano all'Italia compiti grandissimi ...nei rapporti della sua esemplare alleata, la Germania", "i nostri grandi alleati [Germania nazista] ci danno un esempio di applicazione tenace, serissima, organizzata e ordinata" (da Stile, Agosto 1941, pag. 3). Stile durerà pochi anni e chiuderà dopo l'Invasione d'Italia anglo-americana e la sconfitta dell'Asse Italo-tedesco. Nel 1948, Ponti riapre la rivista Domus, dove rimarrà come editore fino alla sua morte.

Nel 1951, si unì allo studio insieme a Fornaroli, l'architetto Alberto Rosselli[9]. Nel 1952 costituisce con l'architetto Alberto Rosselli lo studio Ponti-Fornaroli-Rosselli[10]. Qui iniziò il periodo di più intensa e feconda attività sia nell'architettura che nel design, abbandonando i frequenti riallacci al passato neoclassico e puntando su idee più innovative.

Anni sessanta e settanta
Fra il 1966 ed il 1968 collaborò con l'impresa di produzione Ceramica Franco Pozzi di Gallarate[senza fonte].

Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma conserva un Fondo dedicato a Gio Ponti, consistente in 16.512 schizzi e disegni, 73 plastici e maquettes. L'archivio Ponti[10] è stato donato dagli eredi dell'architetto (donatori Anna Giovanna Ponti, Letizia Ponti, Salvatore Licitra, Matteo Licitra, Giulio Ponti) nel 1982. Questo fondo, il cui materiale progettuale documenta le opere realizzate dal designer milanese dagli anni Venti agli anni Settanta, è pubblico e consultabile.

Gio Ponti morì a Milano nel 1979: riposa al cimitero monumentale di Milano[11]. Il suo nome ha meritato l'iscrizione al famedio del medesimo cimitero[12].

Stile
Gio Ponti ha disegnato moltissimi oggetti nei più svariati campi, dalle scenografie teatrali, alle lampade, alle sedie, agli oggetti da cucina, agli interni di transatlantici[13]. Inizialmente nell'arte delle ceramiche il suo disegno rifletteva la Secessione viennese[senza fonte] e sosteneva che decorazione tradizionale e arte moderna non fossero incompatibili. Il suo riallacciarsi e utilizzare i valori del passato trovò sostenitori nel regime fascista, incline alla salvaguardia della "identità italiana" e al recupero degli ideali della "romanità",[senza fonte] che si espresse poi compiutamente in architettura con il neoclassicismo semplificato del Piacentini.


Macchina da caffè La Pavoni, progettata da Ponti nel 1948
Nel 1950 Ponti cominciò a impegnarsi nella progettazione di "pareti attrezzate", ovvero intere pareti prefabbricate che permettevano di soddisfare diversi bisogni, integrando in un unico sistema apparecchi e attrezzature fino ad allora autonome. Ricordiamo Ponti anche per il progetto della seduta "Superleggera" del 1955 (prod. Cassina)[14], realizzata partendo da un oggetto già esistente e di solito prodotto artigianalmente: la Sedia di Chiavari[15], migliorato in materiali e prestazioni.

Nonostante questo, Ponti realizzerà nella Città universitaria di Roma nel 1934 la Scuola di Matematica[16] (una delle prime opere del Razionalismo italiano) e nel 1936 il primo degli edifici per uffici della Montecatini a Milano. Quest'ultimo, a caratteri fortemente personali, risente nei particolari architettonici, di ricercata eleganza, della vocazione di designer del progettista.

Negli anni cinquanta, lo stile di Ponti si fece più innovativo[17] e, pur rimanendo classicheggiante nel secondo palazzo per uffici della Montecatini (1951), si espresse pienamente nel suo edificio più significativo: il Grattacielo Pirelli in Piazza Duca d'Aosta a Milano (1955-1958)[18]. L'opera fu costruita intorno a una struttura centrale progettata da Nervi (127,1 metri). L'edificio appare come una slanciata e armoniosa lastra di cristallo[19], che taglia lo spazio architettonico del cielo, disegnata su un equilibrato curtain wall e i cui lati lunghi si restringono in quasi due linee verticali. Quest'opera anche con il suo carattere di "eccellenza" appartiene a buon diritto al Movimento Moderno in Italia[20].

Opere
Industrial design
1923-1929 Porcellane per Richard-Ginori
1927 Oggetti in peltro ed argento per Christofle
1930 Grandi pezzi in cristallo per Fontana
1930 Grande tavolo in alluminio presentato alla IV Triennale di Monza
1930 Disegni per stoffe stampate per De Angeli-Frua, Milano
1930 Tessuti per Vittorio Ferrari
1930 Posate ed altri oggetti per Krupp Italiana
1931 Lampade per Fontana, Milano
1931 Tre librerie per le Opera Omnia di D'Annunzio
1931 Mobili per Turri, Varedo (Milano)
1934 Arredamento Brustio, Milano
1935 Arredamento Cellina, Milano
1936 Arredamento Piccoli, Milano
1936 Arredamento Pozzi, Milano
1936 Orologi per Boselli, Milano
1936 Sedia a volute presentata alla VI Triennale di Milano prodotta da Casa e Giardino, poi (1946) Cassina e (1969) Montina
1936 Mobili per Casa e Giardino, Milano
1938 Tessuti per Vittorio Ferrari, Milano
1938 Poltrone per Casa e Giardino
1938 Seduta girevole in acciaio per Kardex
1947 Interni del Treno Settebello
1948 Collabora con Alberto Rosselli e Antonio Fornaroli alla creazione de "La Cornuta", la prima macchina da caffè espresso a caldaia orizzontale prodotta da "La Pavoni S.p.A."
1949 Collabora con officine meccaniche Visa di Voghera e crea la macchina da cucire "Visetta".
1952 Collabora con AVE, creazione di interruttori elettrici
1955 Posate per Arthur Krupp
1957 Sedia Superleggera per Cassina
1963 Scooter Brio per Ducati
1971 Poltrona di poco sedile per Walter Ponti


Foto di Paolo Monti (Fondo Paolo Monti (BEIC)
Servizio da dessert
Servizio da dessert

Posate, circa 1955-1958
Posate, circa 1955-1958

Posate, circa 1955-1960
Posate, circa 1955-1960

Sanitari in ceramica per Ideal Standard, circa 1954
Sanitari in ceramica per Ideal Standard, circa 1954
Architetture e interni

Denver Art Museum, Denver, 1970-71
1923 Manifattura di Doccia, Sesto Fiorentino, (Firenze)
1923 Manifattura San Cristoforo (Milano)
1925 Casa in Via Randaccio, 9, Milano
1926 Villa Bouilhet a Garches, (Parigi)[21]
1927 Vestibolo a Le salette a La Rinascente - Domus Nova, (Milano)
1927 Padiglione dell'Industria Grafica e Libraria alla Fiera Campionaria, Milano
1927 Mobili per Studio L'Officina, Milano
1927 Mobili per La Rinascente-Domus Nova, Milano
1927 Mobili per Il Labirinto, Milano
1927 Interni di Casa Semenza, Levanto (La Spezia)
1927 Monumento ai Caduti in Piazza Sant'Ambrogio, Largo Caduti Milanesi per la Patria, 20123 Milano MI
1927 Casa Borletti in Via San Vittore 40, Milano
1928 Ristorante La Penna d'Oca, Milano
1928 Stand della Richard-Ginori, Fiera Campionaria, Milano
1928 Sistemazione della Rotonda del Padiglione Italiano alla 16º Biennale di Venezia
1928 Disegni per ricami su seta per la Scuola di Cernobbio
1928 Arredamento Vimercati in Via Domenichino, Milano
1928 Casa in Via Domenichino, Milano
1928 Arredamento Schejola in Via Pisacane, Milano
1928 Negozio del parrucchiere Malagoli in Piazza Virgilio, Milano
1930 Cappella Borletti al Cimitero Monumentale, Milano
1930 Arredamento per una cabina di lusso su un transatlantico IV Triennale di Monza
1930 Casa delle vacanze alla IV Triennale di Monza
1931 Soffitti e carta da parati degli appartamenti di Umberto II, Castello di Racconigi[22]
1931 Arredamento Contini-Bonacossi, Firenze
1931 Banca Unione sede centrale (poi Barclays Castellini) in Via S.ta Maria Segreta, Milano, con Emilio Lancia
1931 Case Tipiche: Domus Julia, Domus Carola e Domus Fausta in Via De Togni, 21/23/25 Milano (con Emilio Lancia)
1931 Arredamento in vetro per il negozio Dahò, Milano
1932 Stabilimento Italcima all'angolo tra Via Crespi e Via Legnone, Milano
1932 Arredamento per Ida Pozzi in Via De Togni, Milano
1932 Mobile in radica per l'Opera Omnia di Gabriele D'Annunzio
1933 Case Tipiche: Domus Aurelia, Domus Onoria, Domus Flavia, Domus Serena in Via Letizia, Milano
1933 Case Tipiche: Domus Livia in Via del Caravaggio, Milano
1933 Casa Rasini all'angolo tra Corso Venezia e Bastioni di Porta Venezia, Milano
1933 Torre Littoria al Parco Sempione, Viale Luigi Camoens, 2, 20121 Milano MI
1933 Camera da letto per la V Triennale di Milano
1933 Domus Lictoria: concorso per il Palazzo del Littorio, Via dell'Impero, Roma
1934 Case Tipiche Domus Adele in Viale Coni Zugna, 40 e Domus Flavia in Via Cicognara,11 Milano
1934 Scuola di Matematica, Città universitaria, Roma
1934 Allestimento della Sala del più leggero dell'aria alla Mostra dell'Aeronautica, Palazzo dell'Arte, Milano
1934 Villino Siebaneck in Via Hajech, Milano
1934 Palazzi per gli uffici Ledoga in Via Carlo Tenca, Milano - dal 17/06/1955, il tratto della via interessato è stato rinominato; il nome attuale è via Roberto Lepetit
1934 Casa Marmont in Via Gustavo Modena, 36, 20129 Milano MI
1935 Ville de Bartolomeis a Bratto - Castione della Presolana, Val Seriana, Bergamo
1935 Casa Laporte in Via Benedetto Brin, 10, 20149 Milano MI
1935 Hotel in Val Martello, Paradiso del Cevedale, Merano
1935-1938 Primo Palazzo Montecatini, all'angolo tra Via della Moscova e Via Turati, Milano
1936 Arredamento per gli uffici Ferrania, Roma
1936 Interni dell'Istituto Italiano di Cultura, Palazzo Füstenberg, Vienna (Austria)
1936 Case Tipiche: Domus Alba in Via Carlo Goldoni, 63, 20129 Milano MI
1936 Mostra Universale della Stampa Cattolica, Città del Vaticano, Roma
1936 Abitazione dimostrativa alla VI Triennale di Milano, Milano
1936 Aula Magna, Basilica e Rettorato, Palazzo del Bo, Università di Padova
1937 Maniglia E42 per Olivari per l'expo di Roma del 1942
1937 Il Liviano, facoltà di Lettere dell'Università di Padova, Piazza del Capitaniato, Padova
1938 Arredamento Vanzetti, Milano
1938 Arredamento Borletti in Via dell'Via Annunciata 5/7 - Milano
1938 Mostra della Vittoria, Padova
1938 Villa Marchesano, Bordighera (Imperia)
1938 Villa Tataru, Cluj (Romania)
1939 Arredamento per gli uffici Vetrocoke, Milano
1939 Palazzi in Piazza San Babila, Milano
1939 Palazzo Ferrania (poi Fiat, ora sede dello store del brand newyorkese Abercrombie & Fitch) sull'angolo tra Corso Matteotti e Via San Pietro All'Orto, Milano
1939 Palazzo EIAR (ora Palazzo RAI) in Corso Sempione, 27, Milano
1939 Scenografia e costumi per il balletto La Vispa Teresa di Ettore Zapparoli, San Remo (Imperia)
1940 Maniglie per Sassi, Milano
1940 Pannelli con smalti su rame realizzati da Paolo De Poli
1941 Posate per Krupp Italiana, Milano
1941 Mobili con smalti realizzati da Paolo De Poli, Padova
1940 Hotel du Cap, progetto per case di vacanza per l'Eden Roc, Cap D'Antibes (Francia)
1940 Scenografie e costumi per Pulcinella di Stravinsky al Teatro dell'Arte, Milano
1940 Villa Donegani, 18012 Madonna della Ruota, Bordighera (Imperia)
1940 Clinica Columbus per le Suore missionarie del Sacro Cuore, Via Buonarroti 48, Milano
1940 Palazzina Salvatelli, Via Eleonora Duse 53, Roma
1943 Arredamento per il negozio d'argenti Krupp, Milano
1943 Villino Marmont La Cantarana, Lodi
1944 Palazzo Garzanti in Via della Spiga, 30, Milano (in coll. con Gigi Ghò)
1944 Scenografia e costumi per il balletto Festa Romantica di Piccoli al Teatro La Scala, Milano
1947 ca. - ricostruzione del Palazzo Castello Valignani-Masci di Miglianico, commissione del proprietario Filippo Masci, con Francesco Bonfanti
1947–1951 Secondo Palazzo Montecatini, Via Turati-Largo Donegani, Milano
1950 Villa Mazzarella, Napoli
1950 Quartiere Harar, posto tra i quartieri di Quarto Cagnino e San Siro, nei pressi dello stadio di San Siro, Milano (con Gigi Ghò)
1950 Centrale idroelettrica Edison di Cedegolo
1952 Villa Arata, Napoli
1952–1956 Centrali elettriche Edison a: Santa Giustina, Chiavenna, Campodolcino, Cimego, Liri, Vinadio, Pantano d'Avio, Stura Demonte
1952–1958 Istituto Italiano di Cultura (Fondazione Lerici), Stoccolma, Svezia
1953-1957 Complesso comprendente l'Hotel della Città et de la Ville ed il Centro Studi Fondazione Livio e Maria Garzanti, in Corso della Repubblica, a Forlì.
1953-1957 Villa Planchart, Caracas, Venezuela.
1953 Arredamenti ed interni dell'Hotel Royal, Napoli.
1954 Maniglia Lama per Olivari per il Grattacielo Pirelli, Milano
1955 Interno sala macchine Centrale Idroelettrica Porto della Torre, Somma Lombardo (VA)
1956 Maniglia Cono per Olivari per Villa Planchart, Caracas
1956-1960 Edificio sede della Riunione Adriatica di Sicurtà (RAS), Milano (con Antonio Fornaroli, Piero Portaluppi e Alberto Rosselli)[23]
1956–1961 Grattacielo Pirelli, Via Fabio Filzi, 22, 20124 Milano MI
1955-1960 Chiesa di San Luca Evangelista, Via Andrea Maria Ampère, 75, 20131 Milano MI
1957 Casa di abitazione in via Plinio, 52 a Milano (con Antonio Fornaroli e Alberto Rosselli)[24]
1958 Monastero Delle Carmelitane Scalze, in Via Padre Semeria 191, a Sanremo (Imperia)[senza fonte]
1960 Casa di abitazione in via Bronzino, 5 a Milano (con Antonio Fornaroli e Alberto Rosselli)[24]
1960 Palazzo Comunale di Cesenatico
1961 Edificio "Trifoglio", Facoltà di Ingegneria, Politecnico di Milano, Via Edoardo Bonardi 3 - Milano (MI)
1961 Casa di abitazione in Spreafico, 3, a Monza
1962 Sede della RAS (ora Allianz) all'angolo di Corso Italia con via Santa Sofia, Milano
1962 Hotel Parco dei Principi, Sorrento
1964 Hotel Parco dei Principi, Roma
1964 Chiesa di San Francesco d'Assisi al Fopponino, in Via Paolo Giovio, 41, 20144 Milano MI
1968–1971 Edificio Montedoria, in Via Giovanni Battista Pergolesi, 25, 20124 Milano MI, sito in viale Andrea Doria, all'angolo con le vie Macchi e Pergolesi, Milano
1970 Concattedrale Gran Madre di Dio, Taranto in Via Monsignore Blandamura, 7, 74121 Taranto TA
1970-1971 Denver Art Museum, Denver (Stati Uniti).
La Richard-Ginori, rinominata in Ginori 1735 a partire dal 2020, è un'azienda nata l'11 ottobre 1896 dalla fusione della Società Ceramica Richard, di origine lombarda, con la Manifattura di Doccia fondata nel 1737 dal marchese Carlo Ginori a Doccia, località di Sesto Fiorentino. È famosa in tutto il mondo per la porcellana, la cui produzione è ancora localizzata a Sesto Fiorentino.

La Richard-Ginori, che nel gennaio 2013 dichiarò fallimento, fu acquistata nel maggio 2013 dal gruppo Gucci[1], a sua volta attualmente controllato dalla società francese Kering.

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Porcellana Ginori a Doccia.
La storia della Richard-Ginori ha origini antiche e coinvolge diverse manifatture e fabbricazioni italiane anche di origine settecentesca, poi inglobate, in particolare le già citate Società Ceramica Richard, la Manifattura di Doccia del marchese Ginori e la Manifattura Palme.

Storia della Società Ceramica Richard

Lo stabilimento della Società Ceramica Richard lungo il Naviglio Grande, a S. Cristoforo, prima della fusione
Antesignana della Società Ceramica Richard è la Società per la fabbricazione delle porcellane lombarde fondata nel 1830 dalla ditta Gindrand, ceduta poi nel 1833 al Nobile Luigi Tinelli che costruì lo stabilimento di San Cristoforo sul Naviglio Grande, importante via commerciale per le produzioni industriali.

Giulio Richard (da non confondere con l'omonimo avvocato, deputato della XXIII legislatura del Regno d'Italia), piemontese di origine svizzera (di Nyon) rileva da Tinelli la fabbrica il 23 maggio 1842, ha grandi idee per la piccola produzione, e così dai forni dello stabilimento cominciarono a uscire non solo manufatti pregiati, destinati ai più ricchi, ma anche vasellame e terraglie per uso quotidiano.

Ottenendo ottimi riscontri e vendite, Richard fonda il 23 febbraio 1873 la Società Ceramica Richard con sede in Milano e con stabilimenti a San Cristoforo, Palosco e Sovere (questi ultimi due saranno poi abbandonati).

La società fu quotata alla Borsa di Milano nel 1877[2].

Acquisizione Manifattura Palme (1887)
I Pallme[3] (il cognome originale fu scritto con due elle fino al XIX secolo) erano mercanti originari di Parchen, un villaggio della Repubblica Ceca situato nel distretto del cristallo boemo (Steinschoenau, Parchen, Haida), si stabilirono in Toscana dopo il Congresso di Vienna (1815), prima a Livorno (circa 1820) e poi a Pisa, per darsi all'industria.

I documenti ricordano i primi acquisti di immobili a Pisa nella Via S. Marta, fatti nel 1837, e nel 1841 a S. Michele fuor delle mura, lungo l'Arno, all'estremità della passeggiata delle Piagge. Sembra che esercitassero la fabbricazione sia delle terraglie sia della vetreria, ma quest'ultima fu presto dismessa.

L'11 dicembre 1887 la Società Ceramica Richard acquista con Rogito Fontani lo Stabilimento della Manifattura Palme per ingrandire la propria produzione; la scelta fu dettata dalla ferma intenzione di espandersi attraverso la vicinanza al mare per favorire i trasferimenti, la sua localizzazione nel cuore d'Italia che permetteva di espandere il commercio a livello nazionale e il completamento della gamma di produzione; inoltre vanno ricordati l'esistenza in loco di combustibile vegetale e il minor costo del minerale, le quote di esportazione consolidate della Manifattura Palme, ecc.

Nascita della Richard-Ginori (1896)
L'11 ottobre 1896 la Società Ceramica Richard si fonde con la Porcellana Ginori a Doccia, nata nel 1735: unisce alla sua attività lo stabilimento di Doccia e i sei negozi di Firenze, Bologna, Torino, Roma e Napoli. Nasce la famosa ditta di ceramiche Richard-Ginori.[4]
Proprio nello stesso anno della fusione realizza un servizio commemorativo per conto della Casa Ricordi, subito dopo la prima rappresentazione assoluta de La bohème di Puccini, avvenuta nel febbraio 1896.

L'ingresso dei Richard a Doccia introduce moltissime innovazioni meccaniche nei laboratori e potenzia la decalcomania litografica per ridurre le forti spese della decorazione a mano. Vengono costruiti nuovi forni, nuovi fabbricati e viene ampliata la produzione degli isolatori elettrici per far fronte alla crescente richiesta del mercato italiano. La società viene quotata alla Borsa valori di Milano dove rimase nel listino per quasi un secolo[5].

Nel 1897 acquista lo stabilimento ceramico per terraglia del Cav. Felice Musso di Mondovì e nel 1900 quello di Vado Ligure dove si produce grés.

Nel periodo 1923-1930 Gio Ponti lavora come direttore artistico presso la Manifattura Ceramica Richard-Ginori, rinnovandone la gamma di prodotti.[4]
Nel 1965 avviene la sua fusione con la Società Ceramica Italiana (S.C.I.) di Laveno Mombello.

Novecento e anni Duemila

Il Museo della Porcellana di Doccia, presso la Richard Ginori
Nel 1970 diventa una controllata della Finanziaria Sviluppo di Michele Sindona. Nel 1973 Sindona cede la Richard Ginori alla Liquigas di Raffaele Ursini. Nel 1975 la Pozzi e la Società Ceramica Italiana Richard-Ginori si fondono per dare vita a un'unica grande struttura: la Pozzi-Ginori. Nel 1977 Ursini la trasferisce al gruppo assicurativo SAI (Società Assicuratrice Industriale), di cui è titolare, e verrà sostituito poco dopo da Salvatore Ligresti. Nel 1993 i destini della Pozzi-Ginori separano nuovamente i due gruppi, la parte di arredobagno è acquistata dalla Sanitec Corporation, gruppo multimarca leader del settore, mentre la Manifattura Richard Ginori viene rilevata nel 1998 da Pagnossin,[4] primo gruppo italiano per importanza nel settore dei servizi da tavola, con a capo il presidente Carlo Rinaldini e A.D. ing. Domenico Dal Bo'. Nel 2006 entra nella proprietà di Richard Ginori il gruppo emiliano di Bormioli Rocco & Figli e, a fianco di un'ipotizzata costruzione di un nuovo stabilimento di produzione, si propone una trasformazione del prodotto in modo tale da poter portare il marchio Ginori, uno dei più antichi del brevetto italiano, nelle catene della grande distribuzione.[4] Molto del materiale commercializzato dall'ingresso di Pagnossin non è più prodotto nella fabbrica sestese ma proviene da industrie non italiane: scelta giustificata dalla necessità di ridurre i costi di produzione. La presenza del gruppo Bormioli cessa nel dicembre dello stesso anno mentre la Richard Ginori affronta situazione debitoria preoccupante e al suo vertice arriva l'immobiliarista Luca Sarreri, presidente anche della controllante Pagnossin.[4] In quel periodo si ipotizzò una dismissione dello stabilimento storico sestese a fronte di alcune prospettive immobiliari per l'area. Nell'ottobre del 2007 la Richard Ginori viene nuovamente ceduta e rilevata dalla Starfin di Roberto Villa.[4] Nel marzo 2009, dopo 3 anni, il titolo della società ritorna a essere quotato in borsa, trainato dalla possibilità di edificare, per un valore di almeno 30 milioni di euro, edifici a scopo residenziale nell'area occupata dalla manifattura di Sesto Fiorentino, ma nel maggio 2012, vista la pesante situazione finanziaria con debiti oltre i quaranta milioni di euro, la fabbrica di Sesto Fiorentino viene posta in liquidazione volontaria[4] e viene nominato un collegio di liquidatori con il compito, attraverso la vendita dell'azienda e la richiesta di un concordato preventivo, di evitare il fallimento, tra cui la richiesta a norma di legge e presentata presso il Tribunale di Firenze, di autorizzazione per procedere al compimento di atti urgenti di straordinaria amministrazione, in particolare la vendita dell'azienda, ed è stato prodotto un regolamento in base al quale i soggetti interessati potevano far giungere le proprie offerte vincolanti. Dal primo agosto 2012 l'attività è stata sospesa e i 330 lavoratori posti in cassa integrazione straordinaria[6]. In data 9 ottobre 2012 la Richard Ginori ha depositato presso il tribunale di Firenze istanza di fallimento. Il 14 novembre 2012 il Collegio dei Liquidatori, dopo l'apertura delle buste contenenti le offerte di due soggetti interessati: Arcturus S.p.A. (Sambonet) e l'offerta integrata delle soc. Lenox Corporation e Apulum S.A., hanno deliberato di individuare in quest'ultima proposta quella più conveniente, ritenendola più vantaggiosa sia sotto l'aspetto economico sia sotto l'aspetto sociale[7]. Nonostante ciò, il 7 gennaio 2013, i giudici del tribunale di Firenze chiamati a pronunciarsi sull'ammissibilità o meno dell'azienda al concordato preventivo, hanno dichiarato il fallimento della Richard Ginori e nominato Andrea Spignoli quale curatore[8][9].

Acquisizione da parte di Gucci
L’unica proposta di acquisto è arrivata dalla società di articoli di lusso Gucci (gruppo Kering) con un’offerta da 13 milioni di euro al tribunale di Firenze[10]. L'investimento di Gucci comprende il marchio Richard Ginori e la fabbrica di Sesto Fiorentino (Firenze), ma non la proprietà immobiliare del terreno della maxi area industriale da 130 000 metri quadrati, la cui acquisizione si concretizzerà dopo lunghe trattative solo nell’agosto 2018[11]. Gucci riapre lo stabilimento il 5 giugno 2013 con il ritorno dei dipendenti.[12] Nel 2016 l'azienda ha concordato con il sindacato una riduzione del personale di 200 persone nel 2019. Nel settembre 2020 l'azienda cambia nome e logo: rimane "Ginori", come era all'inizio della sua storia, ed è abbandonato il nome "Richard".[13]

Museo Richard-Ginori
Di rilevanza storica e artistica è il Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia, adiacente allo stabilimento, che raccoglie la produzione della manifattura dalla sua fondazione. Nel 2017 il museo è stato acquistato dallo Stato, Polo regionale della Toscana.

Gio Ponti. Le maioliche. A cura di Loris Manna. Biblioteca del Senato Edizioni, 2000. Copertina rigida, sovraccoperta, pagine 248. Astuccio editoriale. Illustrazioni in bianco e nero e colori. In ottimo stato. Senza riserva - guarda le altre nostre aste!


Giovanni Ponti, detto Gio[1] (Milano, 18 novembre 1891 – Milano, 16 settembre 1979), è stato un architetto e designer italiano fra i più importanti del dopoguerra[1].

Biografia
«Gli italiani sono nati per costruire. Costruire è carattere della loro razza, forma della loro mente, vocazione ed impegno del loro destino, espressione della loro esistenza, segno supremo ed immortale della loro storia.»
(Gio Ponti, Vocazione architettonica degli italiani, 1940)

Figlio di Enrico Ponti e di Giovanna Rigone, Gio Ponti si laureò in architettura presso l'allora Regio Istituto Tecnico Superiore (il futuro Politecnico di Milano) nel 1921, dopo aver sospeso gli studi durante la sua partecipazione alla prima guerra mondiale. Nello stesso anno si sposò con la nobile Giulia Vimercati, di antica famiglia brianzola, da cui ebbe quattro figli (Lisa, Giovanna, Letizia e Giulio)[2].

Anni venti e trenta

Casa Marmont a Milano, 1934

Il palazzo Montecatini a Milano, 1938
Inizialmente, nel 1921, aprì uno studio assieme gli architetti Mino Fiocchi ed Emilio Lancia (1926-1933), per poi passare alla collaborazione con gli ingegneri Antonio Fornaroli ed Eugenio Soncini (1933-1945). Nel 1923 partecipò alla I Biennale delle arti decorative tenutasi all'ISIA di Monza e successivamente fu coinvolto nella organizzazione delle varie Triennali, sia a Monza che a Milano.

Negli anni venti avviò la sua attività di designer all'industria ceramica Richard-Ginori, rielaborando complessivamente la strategia di disegno industriale della società; con le sue ceramiche vinse il "Grand Prix" all'Esposizione internazionale di arti decorative e industriali moderne di Parigi del 1925[3]. In quegli anni, la sua produzione fu improntata più ai temi classici reinterpretati in chiave déco, mostrandosi più vicino al movimento Novecento, esponente del razionalismo[4]. Sempre negli stessi anni iniziò anche la sua attività editoriale: nel 1928 fondò la rivista Domus, testata che diresse fino alla sua morte, eccetto che nel periodo 1941-1948 in cui fu direttore di Stile[4]. Assieme a Casabella, Domus rappresenterà il centro del dibattito culturale dell'architettura e del design italiani della seconda metà del Novecento[5].


Servizio da caffè "Barbara" disegnato da Ponti per Richard Ginori nel 1930
L'attività di Ponti negli anni trenta si estese all'organizzazione della V Triennale di Milano (1933) e alla realizzazione di scene e costumi per il Teatro alla Scala[6]. Partecipò all'Associazione del Disegno Industriale (ADI) e fu tra i sostenitori del premio Compasso d'oro, promosso dai magazzini La Rinascente[7]. Ricevette tra l'altro numerosi premi sia nazionali che internazionali, diventando infine professore di ruolo alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano nel 1936, cattedra che manterrà sino al 1961[senza fonte]. Nel 1934 l'Accademia d'Italia gli conferì il "premio Mussolini" per le arti[8].

Nel 1937 incaricò Giuseppe Cesetti di eseguire un pavimento in ceramica di vaste dimensioni, esposto alla Mostra Universale di Parigi, in una sala dove erano anche opere di Gino Severini e Massimo Campigli.

Anni quaranta e cinquanta
Nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, Ponti fonda la rivista di architettura e design del regime fascista STILE. Nella rivista di chiaro supporto all'asse Roma-Berlino, Ponti non manca di scrivere nei suoi editoriali commenti come "Nel dopoguerra spettano all'Italia compiti grandissimi ...nei rapporti della sua esemplare alleata, la Germania", "i nostri grandi alleati [Germania nazista] ci danno un esempio di applicazione tenace, serissima, organizzata e ordinata" (da Stile, Agosto 1941, pag. 3). Stile durerà pochi anni e chiuderà dopo l'Invasione d'Italia anglo-americana e la sconfitta dell'Asse Italo-tedesco. Nel 1948, Ponti riapre la rivista Domus, dove rimarrà come editore fino alla sua morte.

Nel 1951, si unì allo studio insieme a Fornaroli, l'architetto Alberto Rosselli[9]. Nel 1952 costituisce con l'architetto Alberto Rosselli lo studio Ponti-Fornaroli-Rosselli[10]. Qui iniziò il periodo di più intensa e feconda attività sia nell'architettura che nel design, abbandonando i frequenti riallacci al passato neoclassico e puntando su idee più innovative.

Anni sessanta e settanta
Fra il 1966 ed il 1968 collaborò con l'impresa di produzione Ceramica Franco Pozzi di Gallarate[senza fonte].

Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma conserva un Fondo dedicato a Gio Ponti, consistente in 16.512 schizzi e disegni, 73 plastici e maquettes. L'archivio Ponti[10] è stato donato dagli eredi dell'architetto (donatori Anna Giovanna Ponti, Letizia Ponti, Salvatore Licitra, Matteo Licitra, Giulio Ponti) nel 1982. Questo fondo, il cui materiale progettuale documenta le opere realizzate dal designer milanese dagli anni Venti agli anni Settanta, è pubblico e consultabile.

Gio Ponti morì a Milano nel 1979: riposa al cimitero monumentale di Milano[11]. Il suo nome ha meritato l'iscrizione al famedio del medesimo cimitero[12].

Stile
Gio Ponti ha disegnato moltissimi oggetti nei più svariati campi, dalle scenografie teatrali, alle lampade, alle sedie, agli oggetti da cucina, agli interni di transatlantici[13]. Inizialmente nell'arte delle ceramiche il suo disegno rifletteva la Secessione viennese[senza fonte] e sosteneva che decorazione tradizionale e arte moderna non fossero incompatibili. Il suo riallacciarsi e utilizzare i valori del passato trovò sostenitori nel regime fascista, incline alla salvaguardia della "identità italiana" e al recupero degli ideali della "romanità",[senza fonte] che si espresse poi compiutamente in architettura con il neoclassicismo semplificato del Piacentini.


Macchina da caffè La Pavoni, progettata da Ponti nel 1948
Nel 1950 Ponti cominciò a impegnarsi nella progettazione di "pareti attrezzate", ovvero intere pareti prefabbricate che permettevano di soddisfare diversi bisogni, integrando in un unico sistema apparecchi e attrezzature fino ad allora autonome. Ricordiamo Ponti anche per il progetto della seduta "Superleggera" del 1955 (prod. Cassina)[14], realizzata partendo da un oggetto già esistente e di solito prodotto artigianalmente: la Sedia di Chiavari[15], migliorato in materiali e prestazioni.

Nonostante questo, Ponti realizzerà nella Città universitaria di Roma nel 1934 la Scuola di Matematica[16] (una delle prime opere del Razionalismo italiano) e nel 1936 il primo degli edifici per uffici della Montecatini a Milano. Quest'ultimo, a caratteri fortemente personali, risente nei particolari architettonici, di ricercata eleganza, della vocazione di designer del progettista.

Negli anni cinquanta, lo stile di Ponti si fece più innovativo[17] e, pur rimanendo classicheggiante nel secondo palazzo per uffici della Montecatini (1951), si espresse pienamente nel suo edificio più significativo: il Grattacielo Pirelli in Piazza Duca d'Aosta a Milano (1955-1958)[18]. L'opera fu costruita intorno a una struttura centrale progettata da Nervi (127,1 metri). L'edificio appare come una slanciata e armoniosa lastra di cristallo[19], che taglia lo spazio architettonico del cielo, disegnata su un equilibrato curtain wall e i cui lati lunghi si restringono in quasi due linee verticali. Quest'opera anche con il suo carattere di "eccellenza" appartiene a buon diritto al Movimento Moderno in Italia[20].

Opere
Industrial design
1923-1929 Porcellane per Richard-Ginori
1927 Oggetti in peltro ed argento per Christofle
1930 Grandi pezzi in cristallo per Fontana
1930 Grande tavolo in alluminio presentato alla IV Triennale di Monza
1930 Disegni per stoffe stampate per De Angeli-Frua, Milano
1930 Tessuti per Vittorio Ferrari
1930 Posate ed altri oggetti per Krupp Italiana
1931 Lampade per Fontana, Milano
1931 Tre librerie per le Opera Omnia di D'Annunzio
1931 Mobili per Turri, Varedo (Milano)
1934 Arredamento Brustio, Milano
1935 Arredamento Cellina, Milano
1936 Arredamento Piccoli, Milano
1936 Arredamento Pozzi, Milano
1936 Orologi per Boselli, Milano
1936 Sedia a volute presentata alla VI Triennale di Milano prodotta da Casa e Giardino, poi (1946) Cassina e (1969) Montina
1936 Mobili per Casa e Giardino, Milano
1938 Tessuti per Vittorio Ferrari, Milano
1938 Poltrone per Casa e Giardino
1938 Seduta girevole in acciaio per Kardex
1947 Interni del Treno Settebello
1948 Collabora con Alberto Rosselli e Antonio Fornaroli alla creazione de "La Cornuta", la prima macchina da caffè espresso a caldaia orizzontale prodotta da "La Pavoni S.p.A."
1949 Collabora con officine meccaniche Visa di Voghera e crea la macchina da cucire "Visetta".
1952 Collabora con AVE, creazione di interruttori elettrici
1955 Posate per Arthur Krupp
1957 Sedia Superleggera per Cassina
1963 Scooter Brio per Ducati
1971 Poltrona di poco sedile per Walter Ponti


Foto di Paolo Monti (Fondo Paolo Monti (BEIC)
Servizio da dessert
Servizio da dessert

Posate, circa 1955-1958
Posate, circa 1955-1958

Posate, circa 1955-1960
Posate, circa 1955-1960

Sanitari in ceramica per Ideal Standard, circa 1954
Sanitari in ceramica per Ideal Standard, circa 1954
Architetture e interni

Denver Art Museum, Denver, 1970-71
1923 Manifattura di Doccia, Sesto Fiorentino, (Firenze)
1923 Manifattura San Cristoforo (Milano)
1925 Casa in Via Randaccio, 9, Milano
1926 Villa Bouilhet a Garches, (Parigi)[21]
1927 Vestibolo a Le salette a La Rinascente - Domus Nova, (Milano)
1927 Padiglione dell'Industria Grafica e Libraria alla Fiera Campionaria, Milano
1927 Mobili per Studio L'Officina, Milano
1927 Mobili per La Rinascente-Domus Nova, Milano
1927 Mobili per Il Labirinto, Milano
1927 Interni di Casa Semenza, Levanto (La Spezia)
1927 Monumento ai Caduti in Piazza Sant'Ambrogio, Largo Caduti Milanesi per la Patria, 20123 Milano MI
1927 Casa Borletti in Via San Vittore 40, Milano
1928 Ristorante La Penna d'Oca, Milano
1928 Stand della Richard-Ginori, Fiera Campionaria, Milano
1928 Sistemazione della Rotonda del Padiglione Italiano alla 16º Biennale di Venezia
1928 Disegni per ricami su seta per la Scuola di Cernobbio
1928 Arredamento Vimercati in Via Domenichino, Milano
1928 Casa in Via Domenichino, Milano
1928 Arredamento Schejola in Via Pisacane, Milano
1928 Negozio del parrucchiere Malagoli in Piazza Virgilio, Milano
1930 Cappella Borletti al Cimitero Monumentale, Milano
1930 Arredamento per una cabina di lusso su un transatlantico IV Triennale di Monza
1930 Casa delle vacanze alla IV Triennale di Monza
1931 Soffitti e carta da parati degli appartamenti di Umberto II, Castello di Racconigi[22]
1931 Arredamento Contini-Bonacossi, Firenze
1931 Banca Unione sede centrale (poi Barclays Castellini) in Via S.ta Maria Segreta, Milano, con Emilio Lancia
1931 Case Tipiche: Domus Julia, Domus Carola e Domus Fausta in Via De Togni, 21/23/25 Milano (con Emilio Lancia)
1931 Arredamento in vetro per il negozio Dahò, Milano
1932 Stabilimento Italcima all'angolo tra Via Crespi e Via Legnone, Milano
1932 Arredamento per Ida Pozzi in Via De Togni, Milano
1932 Mobile in radica per l'Opera Omnia di Gabriele D'Annunzio
1933 Case Tipiche: Domus Aurelia, Domus Onoria, Domus Flavia, Domus Serena in Via Letizia, Milano
1933 Case Tipiche: Domus Livia in Via del Caravaggio, Milano
1933 Casa Rasini all'angolo tra Corso Venezia e Bastioni di Porta Venezia, Milano
1933 Torre Littoria al Parco Sempione, Viale Luigi Camoens, 2, 20121 Milano MI
1933 Camera da letto per la V Triennale di Milano
1933 Domus Lictoria: concorso per il Palazzo del Littorio, Via dell'Impero, Roma
1934 Case Tipiche Domus Adele in Viale Coni Zugna, 40 e Domus Flavia in Via Cicognara,11 Milano
1934 Scuola di Matematica, Città universitaria, Roma
1934 Allestimento della Sala del più leggero dell'aria alla Mostra dell'Aeronautica, Palazzo dell'Arte, Milano
1934 Villino Siebaneck in Via Hajech, Milano
1934 Palazzi per gli uffici Ledoga in Via Carlo Tenca, Milano - dal 17/06/1955, il tratto della via interessato è stato rinominato; il nome attuale è via Roberto Lepetit
1934 Casa Marmont in Via Gustavo Modena, 36, 20129 Milano MI
1935 Ville de Bartolomeis a Bratto - Castione della Presolana, Val Seriana, Bergamo
1935 Casa Laporte in Via Benedetto Brin, 10, 20149 Milano MI
1935 Hotel in Val Martello, Paradiso del Cevedale, Merano
1935-1938 Primo Palazzo Montecatini, all'angolo tra Via della Moscova e Via Turati, Milano
1936 Arredamento per gli uffici Ferrania, Roma
1936 Interni dell'Istituto Italiano di Cultura, Palazzo Füstenberg, Vienna (Austria)
1936 Case Tipiche: Domus Alba in Via Carlo Goldoni, 63, 20129 Milano MI
1936 Mostra Universale della Stampa Cattolica, Città del Vaticano, Roma
1936 Abitazione dimostrativa alla VI Triennale di Milano, Milano
1936 Aula Magna, Basilica e Rettorato, Palazzo del Bo, Università di Padova
1937 Maniglia E42 per Olivari per l'expo di Roma del 1942
1937 Il Liviano, facoltà di Lettere dell'Università di Padova, Piazza del Capitaniato, Padova
1938 Arredamento Vanzetti, Milano
1938 Arredamento Borletti in Via dell'Via Annunciata 5/7 - Milano
1938 Mostra della Vittoria, Padova
1938 Villa Marchesano, Bordighera (Imperia)
1938 Villa Tataru, Cluj (Romania)
1939 Arredamento per gli uffici Vetrocoke, Milano
1939 Palazzi in Piazza San Babila, Milano
1939 Palazzo Ferrania (poi Fiat, ora sede dello store del brand newyorkese Abercrombie & Fitch) sull'angolo tra Corso Matteotti e Via San Pietro All'Orto, Milano
1939 Palazzo EIAR (ora Palazzo RAI) in Corso Sempione, 27, Milano
1939 Scenografia e costumi per il balletto La Vispa Teresa di Ettore Zapparoli, San Remo (Imperia)
1940 Maniglie per Sassi, Milano
1940 Pannelli con smalti su rame realizzati da Paolo De Poli
1941 Posate per Krupp Italiana, Milano
1941 Mobili con smalti realizzati da Paolo De Poli, Padova
1940 Hotel du Cap, progetto per case di vacanza per l'Eden Roc, Cap D'Antibes (Francia)
1940 Scenografie e costumi per Pulcinella di Stravinsky al Teatro dell'Arte, Milano
1940 Villa Donegani, 18012 Madonna della Ruota, Bordighera (Imperia)
1940 Clinica Columbus per le Suore missionarie del Sacro Cuore, Via Buonarroti 48, Milano
1940 Palazzina Salvatelli, Via Eleonora Duse 53, Roma
1943 Arredamento per il negozio d'argenti Krupp, Milano
1943 Villino Marmont La Cantarana, Lodi
1944 Palazzo Garzanti in Via della Spiga, 30, Milano (in coll. con Gigi Ghò)
1944 Scenografia e costumi per il balletto Festa Romantica di Piccoli al Teatro La Scala, Milano
1947 ca. - ricostruzione del Palazzo Castello Valignani-Masci di Miglianico, commissione del proprietario Filippo Masci, con Francesco Bonfanti
1947–1951 Secondo Palazzo Montecatini, Via Turati-Largo Donegani, Milano
1950 Villa Mazzarella, Napoli
1950 Quartiere Harar, posto tra i quartieri di Quarto Cagnino e San Siro, nei pressi dello stadio di San Siro, Milano (con Gigi Ghò)
1950 Centrale idroelettrica Edison di Cedegolo
1952 Villa Arata, Napoli
1952–1956 Centrali elettriche Edison a: Santa Giustina, Chiavenna, Campodolcino, Cimego, Liri, Vinadio, Pantano d'Avio, Stura Demonte
1952–1958 Istituto Italiano di Cultura (Fondazione Lerici), Stoccolma, Svezia
1953-1957 Complesso comprendente l'Hotel della Città et de la Ville ed il Centro Studi Fondazione Livio e Maria Garzanti, in Corso della Repubblica, a Forlì.
1953-1957 Villa Planchart, Caracas, Venezuela.
1953 Arredamenti ed interni dell'Hotel Royal, Napoli.
1954 Maniglia Lama per Olivari per il Grattacielo Pirelli, Milano
1955 Interno sala macchine Centrale Idroelettrica Porto della Torre, Somma Lombardo (VA)
1956 Maniglia Cono per Olivari per Villa Planchart, Caracas
1956-1960 Edificio sede della Riunione Adriatica di Sicurtà (RAS), Milano (con Antonio Fornaroli, Piero Portaluppi e Alberto Rosselli)[23]
1956–1961 Grattacielo Pirelli, Via Fabio Filzi, 22, 20124 Milano MI
1955-1960 Chiesa di San Luca Evangelista, Via Andrea Maria Ampère, 75, 20131 Milano MI
1957 Casa di abitazione in via Plinio, 52 a Milano (con Antonio Fornaroli e Alberto Rosselli)[24]
1958 Monastero Delle Carmelitane Scalze, in Via Padre Semeria 191, a Sanremo (Imperia)[senza fonte]
1960 Casa di abitazione in via Bronzino, 5 a Milano (con Antonio Fornaroli e Alberto Rosselli)[24]
1960 Palazzo Comunale di Cesenatico
1961 Edificio "Trifoglio", Facoltà di Ingegneria, Politecnico di Milano, Via Edoardo Bonardi 3 - Milano (MI)
1961 Casa di abitazione in Spreafico, 3, a Monza
1962 Sede della RAS (ora Allianz) all'angolo di Corso Italia con via Santa Sofia, Milano
1962 Hotel Parco dei Principi, Sorrento
1964 Hotel Parco dei Principi, Roma
1964 Chiesa di San Francesco d'Assisi al Fopponino, in Via Paolo Giovio, 41, 20144 Milano MI
1968–1971 Edificio Montedoria, in Via Giovanni Battista Pergolesi, 25, 20124 Milano MI, sito in viale Andrea Doria, all'angolo con le vie Macchi e Pergolesi, Milano
1970 Concattedrale Gran Madre di Dio, Taranto in Via Monsignore Blandamura, 7, 74121 Taranto TA
1970-1971 Denver Art Museum, Denver (Stati Uniti).
La Richard-Ginori, rinominata in Ginori 1735 a partire dal 2020, è un'azienda nata l'11 ottobre 1896 dalla fusione della Società Ceramica Richard, di origine lombarda, con la Manifattura di Doccia fondata nel 1737 dal marchese Carlo Ginori a Doccia, località di Sesto Fiorentino. È famosa in tutto il mondo per la porcellana, la cui produzione è ancora localizzata a Sesto Fiorentino.

La Richard-Ginori, che nel gennaio 2013 dichiarò fallimento, fu acquistata nel maggio 2013 dal gruppo Gucci[1], a sua volta attualmente controllato dalla società francese Kering.

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Porcellana Ginori a Doccia.
La storia della Richard-Ginori ha origini antiche e coinvolge diverse manifatture e fabbricazioni italiane anche di origine settecentesca, poi inglobate, in particolare le già citate Società Ceramica Richard, la Manifattura di Doccia del marchese Ginori e la Manifattura Palme.

Storia della Società Ceramica Richard

Lo stabilimento della Società Ceramica Richard lungo il Naviglio Grande, a S. Cristoforo, prima della fusione
Antesignana della Società Ceramica Richard è la Società per la fabbricazione delle porcellane lombarde fondata nel 1830 dalla ditta Gindrand, ceduta poi nel 1833 al Nobile Luigi Tinelli che costruì lo stabilimento di San Cristoforo sul Naviglio Grande, importante via commerciale per le produzioni industriali.

Giulio Richard (da non confondere con l'omonimo avvocato, deputato della XXIII legislatura del Regno d'Italia), piemontese di origine svizzera (di Nyon) rileva da Tinelli la fabbrica il 23 maggio 1842, ha grandi idee per la piccola produzione, e così dai forni dello stabilimento cominciarono a uscire non solo manufatti pregiati, destinati ai più ricchi, ma anche vasellame e terraglie per uso quotidiano.

Ottenendo ottimi riscontri e vendite, Richard fonda il 23 febbraio 1873 la Società Ceramica Richard con sede in Milano e con stabilimenti a San Cristoforo, Palosco e Sovere (questi ultimi due saranno poi abbandonati).

La società fu quotata alla Borsa di Milano nel 1877[2].

Acquisizione Manifattura Palme (1887)
I Pallme[3] (il cognome originale fu scritto con due elle fino al XIX secolo) erano mercanti originari di Parchen, un villaggio della Repubblica Ceca situato nel distretto del cristallo boemo (Steinschoenau, Parchen, Haida), si stabilirono in Toscana dopo il Congresso di Vienna (1815), prima a Livorno (circa 1820) e poi a Pisa, per darsi all'industria.

I documenti ricordano i primi acquisti di immobili a Pisa nella Via S. Marta, fatti nel 1837, e nel 1841 a S. Michele fuor delle mura, lungo l'Arno, all'estremità della passeggiata delle Piagge. Sembra che esercitassero la fabbricazione sia delle terraglie sia della vetreria, ma quest'ultima fu presto dismessa.

L'11 dicembre 1887 la Società Ceramica Richard acquista con Rogito Fontani lo Stabilimento della Manifattura Palme per ingrandire la propria produzione; la scelta fu dettata dalla ferma intenzione di espandersi attraverso la vicinanza al mare per favorire i trasferimenti, la sua localizzazione nel cuore d'Italia che permetteva di espandere il commercio a livello nazionale e il completamento della gamma di produzione; inoltre vanno ricordati l'esistenza in loco di combustibile vegetale e il minor costo del minerale, le quote di esportazione consolidate della Manifattura Palme, ecc.

Nascita della Richard-Ginori (1896)
L'11 ottobre 1896 la Società Ceramica Richard si fonde con la Porcellana Ginori a Doccia, nata nel 1735: unisce alla sua attività lo stabilimento di Doccia e i sei negozi di Firenze, Bologna, Torino, Roma e Napoli. Nasce la famosa ditta di ceramiche Richard-Ginori.[4]
Proprio nello stesso anno della fusione realizza un servizio commemorativo per conto della Casa Ricordi, subito dopo la prima rappresentazione assoluta de La bohème di Puccini, avvenuta nel febbraio 1896.

L'ingresso dei Richard a Doccia introduce moltissime innovazioni meccaniche nei laboratori e potenzia la decalcomania litografica per ridurre le forti spese della decorazione a mano. Vengono costruiti nuovi forni, nuovi fabbricati e viene ampliata la produzione degli isolatori elettrici per far fronte alla crescente richiesta del mercato italiano. La società viene quotata alla Borsa valori di Milano dove rimase nel listino per quasi un secolo[5].

Nel 1897 acquista lo stabilimento ceramico per terraglia del Cav. Felice Musso di Mondovì e nel 1900 quello di Vado Ligure dove si produce grés.

Nel periodo 1923-1930 Gio Ponti lavora come direttore artistico presso la Manifattura Ceramica Richard-Ginori, rinnovandone la gamma di prodotti.[4]
Nel 1965 avviene la sua fusione con la Società Ceramica Italiana (S.C.I.) di Laveno Mombello.

Novecento e anni Duemila

Il Museo della Porcellana di Doccia, presso la Richard Ginori
Nel 1970 diventa una controllata della Finanziaria Sviluppo di Michele Sindona. Nel 1973 Sindona cede la Richard Ginori alla Liquigas di Raffaele Ursini. Nel 1975 la Pozzi e la Società Ceramica Italiana Richard-Ginori si fondono per dare vita a un'unica grande struttura: la Pozzi-Ginori. Nel 1977 Ursini la trasferisce al gruppo assicurativo SAI (Società Assicuratrice Industriale), di cui è titolare, e verrà sostituito poco dopo da Salvatore Ligresti. Nel 1993 i destini della Pozzi-Ginori separano nuovamente i due gruppi, la parte di arredobagno è acquistata dalla Sanitec Corporation, gruppo multimarca leader del settore, mentre la Manifattura Richard Ginori viene rilevata nel 1998 da Pagnossin,[4] primo gruppo italiano per importanza nel settore dei servizi da tavola, con a capo il presidente Carlo Rinaldini e A.D. ing. Domenico Dal Bo'. Nel 2006 entra nella proprietà di Richard Ginori il gruppo emiliano di Bormioli Rocco & Figli e, a fianco di un'ipotizzata costruzione di un nuovo stabilimento di produzione, si propone una trasformazione del prodotto in modo tale da poter portare il marchio Ginori, uno dei più antichi del brevetto italiano, nelle catene della grande distribuzione.[4] Molto del materiale commercializzato dall'ingresso di Pagnossin non è più prodotto nella fabbrica sestese ma proviene da industrie non italiane: scelta giustificata dalla necessità di ridurre i costi di produzione. La presenza del gruppo Bormioli cessa nel dicembre dello stesso anno mentre la Richard Ginori affronta situazione debitoria preoccupante e al suo vertice arriva l'immobiliarista Luca Sarreri, presidente anche della controllante Pagnossin.[4] In quel periodo si ipotizzò una dismissione dello stabilimento storico sestese a fronte di alcune prospettive immobiliari per l'area. Nell'ottobre del 2007 la Richard Ginori viene nuovamente ceduta e rilevata dalla Starfin di Roberto Villa.[4] Nel marzo 2009, dopo 3 anni, il titolo della società ritorna a essere quotato in borsa, trainato dalla possibilità di edificare, per un valore di almeno 30 milioni di euro, edifici a scopo residenziale nell'area occupata dalla manifattura di Sesto Fiorentino, ma nel maggio 2012, vista la pesante situazione finanziaria con debiti oltre i quaranta milioni di euro, la fabbrica di Sesto Fiorentino viene posta in liquidazione volontaria[4] e viene nominato un collegio di liquidatori con il compito, attraverso la vendita dell'azienda e la richiesta di un concordato preventivo, di evitare il fallimento, tra cui la richiesta a norma di legge e presentata presso il Tribunale di Firenze, di autorizzazione per procedere al compimento di atti urgenti di straordinaria amministrazione, in particolare la vendita dell'azienda, ed è stato prodotto un regolamento in base al quale i soggetti interessati potevano far giungere le proprie offerte vincolanti. Dal primo agosto 2012 l'attività è stata sospesa e i 330 lavoratori posti in cassa integrazione straordinaria[6]. In data 9 ottobre 2012 la Richard Ginori ha depositato presso il tribunale di Firenze istanza di fallimento. Il 14 novembre 2012 il Collegio dei Liquidatori, dopo l'apertura delle buste contenenti le offerte di due soggetti interessati: Arcturus S.p.A. (Sambonet) e l'offerta integrata delle soc. Lenox Corporation e Apulum S.A., hanno deliberato di individuare in quest'ultima proposta quella più conveniente, ritenendola più vantaggiosa sia sotto l'aspetto economico sia sotto l'aspetto sociale[7]. Nonostante ciò, il 7 gennaio 2013, i giudici del tribunale di Firenze chiamati a pronunciarsi sull'ammissibilità o meno dell'azienda al concordato preventivo, hanno dichiarato il fallimento della Richard Ginori e nominato Andrea Spignoli quale curatore[8][9].

Acquisizione da parte di Gucci
L’unica proposta di acquisto è arrivata dalla società di articoli di lusso Gucci (gruppo Kering) con un’offerta da 13 milioni di euro al tribunale di Firenze[10]. L'investimento di Gucci comprende il marchio Richard Ginori e la fabbrica di Sesto Fiorentino (Firenze), ma non la proprietà immobiliare del terreno della maxi area industriale da 130 000 metri quadrati, la cui acquisizione si concretizzerà dopo lunghe trattative solo nell’agosto 2018[11]. Gucci riapre lo stabilimento il 5 giugno 2013 con il ritorno dei dipendenti.[12] Nel 2016 l'azienda ha concordato con il sindacato una riduzione del personale di 200 persone nel 2019. Nel settembre 2020 l'azienda cambia nome e logo: rimane "Ginori", come era all'inizio della sua storia, ed è abbandonato il nome "Richard".[13]

Museo Richard-Ginori
Di rilevanza storica e artistica è il Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia, adiacente allo stabilimento, che raccoglie la produzione della manifattura dalla sua fondazione. Nel 2017 il museo è stato acquistato dallo Stato, Polo regionale della Toscana.

Dettagli

Numero di Libri
1
Soggetto
Arte, Arte applicata (design), Illustrati
Titolo del Libro
Gio Ponti Le maioliche
Autore/ Illustratore
Gio Ponti
Condizione
Ottime
Artista
Gio Ponti
Anno di pubblicazione dell’oggetto più vecchio
2000
Altezza
28 cm
Edizione
Edizione illustrata
Larghezza
25 cm
Lingua
Italiano
Lingua originale
Editore
Biblioteca di via Senato Edizioni
Legatura
Copertina rigida
Numero di pagine
248
Venduto da
ItaliaVerificato
826
Oggetti venduti
100%
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