- - La Bibbia di Borso d'Este - 1961





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Bibbia di Borso D'Este. Riproduzione integrale. Banca Popolare di Bergamo e Poligrafiche Bolis, Bergamo, 1961-1963. 2 volumi cm 41 x 29, legature in pelle, ai due piatti anteriori borchie con le armi degli Estensi, dorso a cordoni con fregi e titolo oro, risguardi in seta damascata con stemmi in oro, tagli superiori dorati, custodie. Riproduzione a colori e oro di 48 tavole miniate e 1206 tavole in bianco e nero. In ottimo stato -minimi segni del tempo alle legature e agli astucci. In asta senza riserva.
La Bibbia di Borso d'Este è un manoscritto miniato in due volumi; le miniature, opera di Taddeo Crivelli e altri, furono realizzate tra il 1455 e il 1461. L'opera è conservata nella Biblioteca Estense di Modena con la collocazione Ms. Lat. 422-423. Nel 1937 la Bibbia di Borso d'Este è stata riprodotta in tiratura limitata dalla Bestetti Edizioni d'Arte[1].
Storia
La Bibbia di Borso d'Este, una delle più mature espressioni della miniatura rinascimentale, fu eseguita su pergamena nell'arco di sei anni da una squadra di artisti, diretta da Taddeo Crivelli e da Franco dei Russi. Seguendo le sorti della casata, fu portata da Ferrara a Modena nel 1598, dove rimase fino alla fine del ducato nel 1859. In quell'occasione venne presa da Francesco V d'Asburgo-Este sulla via dell'esilio, assieme ai tesori più preziosi della casata. Portata in Austria, venne poi recuperata dopo la Prima guerra mondiale.
Infatti, nel 1922, alla morte di Carlo I d'Austria, la vedova Zita di Borbone-Parma decise di venderla, affidandosi all’antiquario Gilbert Romeuf di Parigi. Fu Giovanni Treccani, imprenditore e mecenate, a salvare la Bibbia dalla dispersione. Informato della vendita da Giovanni Gentile (allora ministro della Pubblica Istruzione) in un incontro a Palazzo della Minerva[2], Treccani si recò a Parigi e il primo maggio 1923 acquistò la Bibbia per 3,3 milioni di franchi francesi (5 milioni di lire dell'epoca), per tramite del libraio antiquario Tammaro De Marinis[3].
Descrizione e stile
Ogni pagina della Bibbia è decorata da un'elegante cornice di girali e altri ornamenti, con il testo organizzato su due colonne. Nella cornice si trovano scene figurate, soprattutto nella parte inferiore, dove si notano spesso ambientazioni in prospettiva, aggiornate alle conquiste della pittura coeva. Si trovano scene anche tra le colonne di testo, magari accanto alle lettere maiuscole figurate o istoriate.
Nelle volute agli angoli si trovano spesso animali, rappresentati con vivace spirito di osservazione, che ricorda il gusto cortese, sovente legati a riferimenti araldici a Borso e alla sua casata. Nelle tavole «si riconoscono echi dell’arte di Pisanello, Donatello, Mantegna e Piero della Francesca, ma anche e soprattutto l’influenza dei maggiori pittori ferraresi dell’epoca, come Cosmè Tura, Michele Pannonio e Francesco del Cossa, che contribuirono a definire il linguaggio artistico del Rinascimento padano»[4].
Per iniziativa e mandato dello stesso donatore Giovanni Treccani, della Bibbia di Borso d'Este - che nel 1924[5] era stata assegnata alla Biblioteca estense - furono eseguite alcune preziose riproduzioni, numerate e in tiratura limitata, dalla Bestetti Edizioni d'Arte a Milano nel 1937[1], in collaborazione con l'Editore Emilio Bestetti: esse sono divenute una delle opere di collezionismo più preziose della tipografia italiana. Una successiva stampa anastatica di 100 copie è stata promossa dalla Banca Popolare di Bergamo nel 1961 in occasione degli ottant'anni dalla nascita di Papa Giovanni XXIII[6]. Nel 1996 è stata effettuata la riproduzione in facsimile integrale di soli 750 esemplari numerati, da parte della Franco Cosimo Panini Editore, specializzata in edizioni pregiate e in collaborazione con l'Istituto della Enciclopedia Italiana.[7]
Oggi i due volumi della Bibbia di Borso d'Este sono consultabili on line sul sito della Biblioteca Estense.
Taddeo Crivelli (Ferrara, 1425 – Bologna, 1479) è stato un pittore italiano, attivo nel campo della miniatura.
Biografia
Appartiene al primo Rinascimento e fu attivo soprattutto a Ferrara, sua città natale. Sebbene fosse stato allievo di Pisanello, le sue opere sono aggiornate allo stile rinascimentale, ispirandosi soprattutto ad Andrea Mantegna.
Le sue prime realizzazioni sono della metà del XV secolo e la sua opera più importante fu la Bibbia di Borso d'Este, due volumi miniati su pergamena, realizzati in un periodo di sei anni (1455-1461) da una squadra di artisti da lui diretta, insieme ad un altro miniatore, Franco di Giovanni De Russi. La Bibbia è custodita nella Biblioteca Estense di Modena.
Ebbe come aiutante Girolamo da Cremona, che nel 1465 portò a termine il messale della Cattedrale di San Pietro di Mantova, noto come il Messale di Barbara di Brandeburgo, custodito nel Museo diocesano Francesco Gonzaga.
Nel 1471, dopo la morte di Borso d'Este, lasciò Ferrara e si trasferì a Bologna, dove proseguì la propria attività di miniatore fino alla morte.
Realizzò inoltre la prima carta geografica a stampa dell'Italia, pubblicata nel 1477[1]
Opere
Bibbia di Borso d'Este, 1455-1461, Biblioteca Estense, Modena
Libro d'Ore, eseguito per la famiglia Faletti (1460-1465), Morgan Library & Museum, New York
Libro d'ore Gualenghi-d'Este, 1469, Getty Museum, Los Angeles, realizzato insieme a Guglielmo Giraldi
Edizione miniata della Legenda Aurea, 1470
Commento al Vangelo di Giovanni di sant'Agostino, Biblioteca Malatestiana, Cesena
Borso d'Este (24 agosto 1413 – 20 agosto 1471) è stato un figlio illegittimo di Niccolò III d'Este e della sua favorita Stella de' Tolomei, nota anche con il nome di Stella dell'Assassino, ultimo marchese di Ferrara, e primo duca di Ferrara, Modena e Reggio.
Successe al fratello Leonello d'Este il 1º ottobre 1450 come signore di Ferrara.
Nel 1453 venne nominato Conte di Rovigo dall'imperatore Federico III d'Asburgo.[1]
Biografia
Duca di Modena e Reggio
Francesco del Cossa, Ritratto del duca Borso d'Este, dettaglio, (1469-1470), Ferrara, mese di Aprile, salone dei Mesi, Palazzo Schifanoia
Borso il 18 maggio 1452 ricevette il titolo di duca di Modena e Reggio dall'imperatore Federico III d'Asburgo.[2]
L'incontro avvenne durante un ricevimento in occasione del matrimonio tra Bartolomeo Pendaglia e Margherita Costabili che venne festeggiato in una delle più sontuose dimore patrizie estensi di quel periodo, Palazzo Pendaglia.
Politica e vita di corte
La sua politica fu sempre incentrata sul tentativo di espandere lo stato estense e di nobilitare la famiglia d'Este. In questa ottica va vista la sua volontà di ottenere il titolo ducale per i suoi possedimenti. In politica estera fu molto vicino alla Repubblica di Venezia e avverso sia a Francesco Sforza che alla famiglia dei Medici per vecchie ruggini che consistevano nel tentativo di Filippo Maria Visconti, ultimo duca di Milano della famiglia Visconti di far succedere un estense nella città lombarda. Questi dissidi portarono alla vana battaglia della Riccardina che non ebbe né vincitori né vinti.
La corte di Borso fu il centro della Scuola ferrarese di pittura, cui appartennero Francesco del Cossa, Ercole de' Roberti, Cosmè Tura e Antonio Marescotti.
Nella tradizione successiva (come per esempio nell'Orlando furioso dell'Ariosto) Borso venne visto come sovrano magnanimo e illuminato, soprattutto per il fatto di aver consentito al ramo legittimo degli Este (rappresentato da Ercole I d'Este in quanto figlio di Niccolò III e della sua terza moglie Ricciarda di Saluzzo) di tornare al potere; in realtà Borso era piuttosto avaro per quanto riguarda la cultura: celebre è l'episodio in cui Francesco del Cossa, uno degli autori degli affreschi del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia chiese un compenso maggiore per le sue fatiche pittoriche, e sentendoselo negare da Borso se ne andò a Bologna a fondare la sua scuola pittorica. La fama di Borso come committente è legata alla famosa Bibbia, miniata da Taddeo Crivelli, una delle più alte opere di miniatura del Rinascimento italiano.
Ascesa al ducato di Ferrara e morte
Giacomo Zilocchi, Borso d'Este, 1927 ca., Ferrara, piazza della Cattedrale
Il 14 aprile 1471 papa Paolo II lo nominò primo duca di Ferrara ma la morte lo colse pochi mesi dopo, il 20 agosto 1471.
Discendenza
Borso d'Este non si sposò e non ebbe figli. Il successore fu il fratellastro Ercole I d'Este.
Bibbia di Borso D'Este. Riproduzione integrale. Banca Popolare di Bergamo e Poligrafiche Bolis, Bergamo, 1961-1963. 2 volumi cm 41 x 29, legature in pelle, ai due piatti anteriori borchie con le armi degli Estensi, dorso a cordoni con fregi e titolo oro, risguardi in seta damascata con stemmi in oro, tagli superiori dorati, custodie. Riproduzione a colori e oro di 48 tavole miniate e 1206 tavole in bianco e nero. In ottimo stato -minimi segni del tempo alle legature e agli astucci. In asta senza riserva.
La Bibbia di Borso d'Este è un manoscritto miniato in due volumi; le miniature, opera di Taddeo Crivelli e altri, furono realizzate tra il 1455 e il 1461. L'opera è conservata nella Biblioteca Estense di Modena con la collocazione Ms. Lat. 422-423. Nel 1937 la Bibbia di Borso d'Este è stata riprodotta in tiratura limitata dalla Bestetti Edizioni d'Arte[1].
Storia
La Bibbia di Borso d'Este, una delle più mature espressioni della miniatura rinascimentale, fu eseguita su pergamena nell'arco di sei anni da una squadra di artisti, diretta da Taddeo Crivelli e da Franco dei Russi. Seguendo le sorti della casata, fu portata da Ferrara a Modena nel 1598, dove rimase fino alla fine del ducato nel 1859. In quell'occasione venne presa da Francesco V d'Asburgo-Este sulla via dell'esilio, assieme ai tesori più preziosi della casata. Portata in Austria, venne poi recuperata dopo la Prima guerra mondiale.
Infatti, nel 1922, alla morte di Carlo I d'Austria, la vedova Zita di Borbone-Parma decise di venderla, affidandosi all’antiquario Gilbert Romeuf di Parigi. Fu Giovanni Treccani, imprenditore e mecenate, a salvare la Bibbia dalla dispersione. Informato della vendita da Giovanni Gentile (allora ministro della Pubblica Istruzione) in un incontro a Palazzo della Minerva[2], Treccani si recò a Parigi e il primo maggio 1923 acquistò la Bibbia per 3,3 milioni di franchi francesi (5 milioni di lire dell'epoca), per tramite del libraio antiquario Tammaro De Marinis[3].
Descrizione e stile
Ogni pagina della Bibbia è decorata da un'elegante cornice di girali e altri ornamenti, con il testo organizzato su due colonne. Nella cornice si trovano scene figurate, soprattutto nella parte inferiore, dove si notano spesso ambientazioni in prospettiva, aggiornate alle conquiste della pittura coeva. Si trovano scene anche tra le colonne di testo, magari accanto alle lettere maiuscole figurate o istoriate.
Nelle volute agli angoli si trovano spesso animali, rappresentati con vivace spirito di osservazione, che ricorda il gusto cortese, sovente legati a riferimenti araldici a Borso e alla sua casata. Nelle tavole «si riconoscono echi dell’arte di Pisanello, Donatello, Mantegna e Piero della Francesca, ma anche e soprattutto l’influenza dei maggiori pittori ferraresi dell’epoca, come Cosmè Tura, Michele Pannonio e Francesco del Cossa, che contribuirono a definire il linguaggio artistico del Rinascimento padano»[4].
Per iniziativa e mandato dello stesso donatore Giovanni Treccani, della Bibbia di Borso d'Este - che nel 1924[5] era stata assegnata alla Biblioteca estense - furono eseguite alcune preziose riproduzioni, numerate e in tiratura limitata, dalla Bestetti Edizioni d'Arte a Milano nel 1937[1], in collaborazione con l'Editore Emilio Bestetti: esse sono divenute una delle opere di collezionismo più preziose della tipografia italiana. Una successiva stampa anastatica di 100 copie è stata promossa dalla Banca Popolare di Bergamo nel 1961 in occasione degli ottant'anni dalla nascita di Papa Giovanni XXIII[6]. Nel 1996 è stata effettuata la riproduzione in facsimile integrale di soli 750 esemplari numerati, da parte della Franco Cosimo Panini Editore, specializzata in edizioni pregiate e in collaborazione con l'Istituto della Enciclopedia Italiana.[7]
Oggi i due volumi della Bibbia di Borso d'Este sono consultabili on line sul sito della Biblioteca Estense.
Taddeo Crivelli (Ferrara, 1425 – Bologna, 1479) è stato un pittore italiano, attivo nel campo della miniatura.
Biografia
Appartiene al primo Rinascimento e fu attivo soprattutto a Ferrara, sua città natale. Sebbene fosse stato allievo di Pisanello, le sue opere sono aggiornate allo stile rinascimentale, ispirandosi soprattutto ad Andrea Mantegna.
Le sue prime realizzazioni sono della metà del XV secolo e la sua opera più importante fu la Bibbia di Borso d'Este, due volumi miniati su pergamena, realizzati in un periodo di sei anni (1455-1461) da una squadra di artisti da lui diretta, insieme ad un altro miniatore, Franco di Giovanni De Russi. La Bibbia è custodita nella Biblioteca Estense di Modena.
Ebbe come aiutante Girolamo da Cremona, che nel 1465 portò a termine il messale della Cattedrale di San Pietro di Mantova, noto come il Messale di Barbara di Brandeburgo, custodito nel Museo diocesano Francesco Gonzaga.
Nel 1471, dopo la morte di Borso d'Este, lasciò Ferrara e si trasferì a Bologna, dove proseguì la propria attività di miniatore fino alla morte.
Realizzò inoltre la prima carta geografica a stampa dell'Italia, pubblicata nel 1477[1]
Opere
Bibbia di Borso d'Este, 1455-1461, Biblioteca Estense, Modena
Libro d'Ore, eseguito per la famiglia Faletti (1460-1465), Morgan Library & Museum, New York
Libro d'ore Gualenghi-d'Este, 1469, Getty Museum, Los Angeles, realizzato insieme a Guglielmo Giraldi
Edizione miniata della Legenda Aurea, 1470
Commento al Vangelo di Giovanni di sant'Agostino, Biblioteca Malatestiana, Cesena
Borso d'Este (24 agosto 1413 – 20 agosto 1471) è stato un figlio illegittimo di Niccolò III d'Este e della sua favorita Stella de' Tolomei, nota anche con il nome di Stella dell'Assassino, ultimo marchese di Ferrara, e primo duca di Ferrara, Modena e Reggio.
Successe al fratello Leonello d'Este il 1º ottobre 1450 come signore di Ferrara.
Nel 1453 venne nominato Conte di Rovigo dall'imperatore Federico III d'Asburgo.[1]
Biografia
Duca di Modena e Reggio
Francesco del Cossa, Ritratto del duca Borso d'Este, dettaglio, (1469-1470), Ferrara, mese di Aprile, salone dei Mesi, Palazzo Schifanoia
Borso il 18 maggio 1452 ricevette il titolo di duca di Modena e Reggio dall'imperatore Federico III d'Asburgo.[2]
L'incontro avvenne durante un ricevimento in occasione del matrimonio tra Bartolomeo Pendaglia e Margherita Costabili che venne festeggiato in una delle più sontuose dimore patrizie estensi di quel periodo, Palazzo Pendaglia.
Politica e vita di corte
La sua politica fu sempre incentrata sul tentativo di espandere lo stato estense e di nobilitare la famiglia d'Este. In questa ottica va vista la sua volontà di ottenere il titolo ducale per i suoi possedimenti. In politica estera fu molto vicino alla Repubblica di Venezia e avverso sia a Francesco Sforza che alla famiglia dei Medici per vecchie ruggini che consistevano nel tentativo di Filippo Maria Visconti, ultimo duca di Milano della famiglia Visconti di far succedere un estense nella città lombarda. Questi dissidi portarono alla vana battaglia della Riccardina che non ebbe né vincitori né vinti.
La corte di Borso fu il centro della Scuola ferrarese di pittura, cui appartennero Francesco del Cossa, Ercole de' Roberti, Cosmè Tura e Antonio Marescotti.
Nella tradizione successiva (come per esempio nell'Orlando furioso dell'Ariosto) Borso venne visto come sovrano magnanimo e illuminato, soprattutto per il fatto di aver consentito al ramo legittimo degli Este (rappresentato da Ercole I d'Este in quanto figlio di Niccolò III e della sua terza moglie Ricciarda di Saluzzo) di tornare al potere; in realtà Borso era piuttosto avaro per quanto riguarda la cultura: celebre è l'episodio in cui Francesco del Cossa, uno degli autori degli affreschi del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia chiese un compenso maggiore per le sue fatiche pittoriche, e sentendoselo negare da Borso se ne andò a Bologna a fondare la sua scuola pittorica. La fama di Borso come committente è legata alla famosa Bibbia, miniata da Taddeo Crivelli, una delle più alte opere di miniatura del Rinascimento italiano.
Ascesa al ducato di Ferrara e morte
Giacomo Zilocchi, Borso d'Este, 1927 ca., Ferrara, piazza della Cattedrale
Il 14 aprile 1471 papa Paolo II lo nominò primo duca di Ferrara ma la morte lo colse pochi mesi dopo, il 20 agosto 1471.
Discendenza
Borso d'Este non si sposò e non ebbe figli. Il successore fu il fratellastro Ercole I d'Este.
