Nr. 99651196

Religiöse und spirituelle Objekte - Mahīśāsuramardinī, Durgā, die das Büffelmonster tötet, Bronze, Indien, 18. Jahrhundert - 1700–1750 Maratha Reich (1674-1818)
Nr. 99651196

Religiöse und spirituelle Objekte - Mahīśāsuramardinī, Durgā, die das Büffelmonster tötet, Bronze, Indien, 18. Jahrhundert - 1700–1750 Maratha Reich (1674-1818)
Il bronzo raffigura la dea Mahīśāsuramardinī, una forma guerriera di Durgā, colta nell’atto culminante della battaglia contro il demone-bufalo Mahīśa. La figura, modellata secondo la tecnica della fusione a cera persa tipica dell’India meridionale, presenta un’impostazione fortemente dinamica: il corpo della dea, eretto con slancio, si protende in avanti nell’istante in cui la lancia affonda nel corpo della creatura demoniaca. Attorno a lei, un’aura architettonica (prabhāmaṇḍala) traforata incornicia la scena, sottolineando la natura divina dell’azione e amplificando la tensione drammatica dell’insieme.
La dea è rappresentata con molteplici braccia, ciascuna impegnata nel brandire un’arma o un attributo simbolico: tra questi si distinguono il tridente, la spada rituale, l'arco e la ciotola da offerte, elementi che richiamano la sua capacità di incarnare simultaneamente le potenze dei vari dèi. L’elmo conico, le orecchie ornate da grandi pendenti e la veste annodata in vita appartengono alla tradizione iconografica popolare dell’India del sud, in cui la figura di Durgā assume una qualità energica e terrena, priva di idealizzazioni superflue, ma ricca di espressività rituale.
Di particolare rilievo è la costruzione spaziale della base, dove il leone divino, alla sinistra della dea intento a calpestare la testa mozzata del bufalo, è reso con forme vibranti e muscolari mentre il corpo del bufalo è schiacciato con potenza dalla gamba destra di Durgā. La dea si erge quindi, tra le due creature come asse cosmico della vittoria del dharma contro il caos. Le superfici mostrano tracce di pigmento rosso e leggeri depositi verdi di ossidazione, indicativi di un’antica storia devozionale e della consueta esposizione in contesti domestici o in piccoli santuari. L’usura naturale e la patina calda e irregolare confermano l’autenticità e la lunga vita rituale del pezzo.
La scultura conserva perfettamente la forza narrativa e simbolica dell’episodio puranico: la dea, immobile nel suo gesto risolutivo, cristallizza il momento in cui la violenza del demone viene definitivamente domata dalla potenza divina. La composizione compatta e l’equilibrio tra movimento e frontalità fanno di questo manufatto un notevole esempio di scultura religiosa dell’India meridionale, ideale per collezionisti di arte asiatica antica e bronzi śaivaiti-śaktici.
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